La Guardia di Finanza, dopo una complessa e articolata attività di polizia economico-finanziaria, ha effettuato, su disposizione del Tribunale di Salerno-Sezione Misure di Prevenzione Patrimoniali, la confisca di immobili, per un valore di 600mila euro, di un noto imprenditore residente nel Vallo di Diano e della sua famiglia.
L’imprenditore edile è il legale rappresentante di sei aziende che operano nella provincia di Vicenza. Gli immobili confiscati si trovano a Padula e a Camisano Vicentino.
Le Fiamme Gialle di Sala Consilina e di Vicenza, in collaborazione con il Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata di Roma, hanno concentrato la propria attenzione su un gruppo di sei società riconducibili all’imprenditore che, nel corso degli anni, attraverso mirati artifici contabili e false fatturazioni hanno inquinato i bilanci societari. Le aziende su cui si è indagato hanno fatto emergere costi fittizi per oltre 25 milioni di euro, generati per ottenere un illecito risparmio di IVA per 5 milioni di euro, oltre ad un’evasione di I.R.A.P. pari a 1,4 milioni di euro.
La frode fiscale compiuta aveva consentito l’accumulo di un cospicuo tesoretto, ma la rilevante sproporzione dei redditi dell’imprenditore e del suo nucleo familiare non è sfuggita ai Finanzieri, che non si sono fatti irretire da astuti tentativi di fittizia intestazione dei beni immobili ora confiscati su ordine della Magistratura salernitana, in pieno accoglimento della proposta avanzata dal pm presso il Tribunale di Lagonegro.
La misura di prevenzione di carattere patrimoniale eseguita è stata resa possibile solo grazie ad un duro e incessante lavoro sinergico della Magistratura e della Fiamme Gialle, che ha fatto seguito ad una vera e propria battaglia processuale che ha visto condannare i due coniugi responsabili della frode scoperta dalla Guardia di Finanza.
Una lunga e articolata vicenda fatta di frodi e riciclaggio quella che vede come protagonista l’imprenditore e che risale ad un primo filone d’inchiesta del 2012, quando fu scoperta un’ingente evasione fiscale dalla Tenenza di Sala Consilina. All’epoca si portò alla luce che, nonostante il giro d’affari elevato, le aziende dell’imprenditore risultavano in perdita sistemica dal 2005 e, quindi, perennemente in posizione creditoria nei confronti dell’Erario, attraverso l’utilizzo di false fatture. Sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti finì anche la moglie per l’acquisto di immobili senza disporre di un reddito adeguato. Le indagini consentirono di accertare che la donna aveva sottoscritto un mutuo ipotecario sulla base di due fittizi contratti di lavoro stipulati con le società del marito e che l’imprenditore, mensilmente, le trasferiva fondi dai conti intestati alle società per pagare le rate del mutuo. Provviste, come emerso dalla indagini, derivanti dalla commissione della frode fiscale, con la finalità di ripulire i proventi conseguiti illecitamente e di blindare il proprio patrimonio da eventuali pretese dell’Erario. Erano stati, secondo l’impianto accusatorio, indebitamente dedotti costi fittizi per 65 milioni di euro, I.V.A. relativa per 13,6 milioni di euro ed I.V.A. dovuta per 13,3 milioni di euro, ed evasi inoltre 3,5 milioni di euro di IRAP. Fu disposto il sequestro preventivo per equivalente e per l’imprenditore e alcuni elementi del suo nucleo familiare giunse una condanna in primo grado per frode fiscale, trasferimento fraudolento di valori e riciclaggio.
Dopo tre anni, nel 2015, sollecitati da altri importanti elementi, i Finanzieri di Sala Consilina sono riusciti a dimostrare una sproporzione reddituale dell’imprenditore e della sua famiglia. Così, nel corso del doppio grado di giudizio, l’attività investigativa delle Fiamme Gialle è stata pienamente riconosciuta dalla Magistratura, giungendo alla recente misura di prevenzione patrimoniale disposta dal Tribunale di Salerno.
– Chiara Di Miele –
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