Il 5 ottobre 2013, a Turcoing, nel nord della Francia, le docenti madrelingua dell’Università di Salerno Giuseppina La Delfa e Raphaelle Hoedts si erano unite in matrimonio. Ieri, a quasi due anni da quel sì, a Napoli, la Corte d’Appello si è pronunciata in loro favore chiedendo al sindaco di Santo Stefano del Sole, comune avellinese in cui la coppia vive insieme ai due figli Lisa Marie e Andrea, la trascrizione del matrimonio celebrato oltralpe nel Registro dello Stato Civile.
Le due universitarie sono state riconosciute dalla magistratura moglie e moglie in quanto una cittadina francese ed una cittadina italo francese. “Trattandosi di coppia omosessuale legalmente coniugata secondo la legislazione dello Stato di cittadinanza – recita la sentenza – che ammette il matrimonio tra persone dello stesso sesso, non sorgono le questioni tutte interne alla legislazione italiana che difetta di una normativa che regoli l’unione di persone dello stesso sesso come coniugi ovvero come unione sia pure regolata da forme di tutela differenziata“. Una vittoria a metà per la famiglia La Delfa-Hoedts, che vede legittimare il proprio matrimonio solo per motivi legati alla cittadinanza delle due donne. Come la sentenza Corte di Appello di Napoli evidenzia, l’Italia non ha ancora legiferato in materia di unioni lgbt, nonostante le numerose sollecitazioni europee e qualche testo di legge presentati a Montecitorio per colmare la mancanza di regolamentazione per le unioni civili tra persone dello stesso sesso. A Carmine Ragano, sindaco del piccolo centro avellinese, in qualità di sindaco e ufficiale di Stato Civile, non resta che trascrivere nell’apposito registro comunale gli atti francesi.
“Finalmente spose, anche in Italia. Siamo molto soddisfatte” commentano Giuseppina e Raphaelle, che da oggi porteranno avanti la battaglia per non essere più considerate madri single: “I diritti civili di milioni di altre persone, inclusi quelli dei loro figli, rimangono inaccessibili ai cittadini italiani a causa delle opinioni discordanti di qualcuno, dato che di questo si tratta. La nostra battaglia prosegue ora per il pieno riconoscimento anche della filiazione: in Francia i nostri bambini hanno due genitori, in Italia uno solo”.
Alle loro parole fa eco l’associazione Famiglie Arcobaleno, che unisce le famiglie omogenitoriali e di cui La Delfa è presidente: “Siamo anche realmente preoccupati perché ci chiediamo per quale motivo oggi la cittadinanza italiana debba costituire un impedimento per la vita familiare delle persone omosessuali, come se essere italiane ed italiani debba per forza essere una disgrazia invece che, come sarebbe auspicabile, la garanzia di potersi realizzare come persone. Peraltro è dal 2010 che la Corte Costituzionale, nero su bianco con la sentenza 138, ha costituito il nostro Paese debitore della possibilità legale di una realizzazione piena della vita familiare delle persone omosessuali”.
– Gianpaolo D’Elia –
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8/10/2013 – Università Salerno: Giuseppina e Raphaelle hanno detto “oui”. Nozze in Francia per le due docenti di Lingue
I diritti di una coppia diversa da quella classica riconosciuta in Italia dalla costituzione(MARITO E MOGLIE) sono facilmente allocabili con un semplice accordo notarile…
Le intenzioni di spettacolarizzazione di fenomeni che vanno contro natura sono inutili tentativi di far passare e imporre alla pubblica opinione teorie incomprensibili.
Il matrimonio e l unione di un UOMO e UNA DONNA atti a procreare Prole..
Cosa volete allora ?non vi basta lo squallore di quelle luride manifestazioni cgw prendono il nome di Gay Pride?..Cosa pretendete? ..volete adottare anche figli?Insomma perche volete imporre le vostre regole?…State provando a farlo anche nelle scuole dalle elementari in su con la vostra miserabile teoria Gender…
Lasciate in pace i bambini e chi non la pensa come voi…abbiate piu rispetto. .