I matrimoni omosessuali celebrati all’estero non potranno più essere trascritti in Italia. Lo ha stabilito con una sentenza il Consiglio di Stato chiamato a pronunciarsi su un ricorso proposto dal Ministero dell’Interno e dal Prefetto di Roma contro il Sindaco di Roma per la riforma della sentenza del TAR Lazio, che stabiliva che le trascrizioni di matrimoni gay celebrati all’estero potessero essere annullate solo dai Tribunali civili e non dal Prefetto.
Per i giudici del Consiglio di Stato, riunitisi per deliberare in camera di consiglio lo scorso 8 ottobre, “il matrimonio omosessuale deve intendersi incapace, nel vigente sistema di regole, di costituire tra le parti lo status giuridico proprio delle persone coniugate (con i diritti e gli obblighi connessi) proprio in quanto privo dell’indefettibile condizione della diversità di sesso dei nubendi, che il nostro ordinamento configura quale connotazione ontologica essenziale dell’atto di matrimonio“. Appartenere allo stesso sesso, quindi, fa sì che venga a mancare l’elemento essenziale dell’esistenza giuridica del matrimonio. L’ufficiale di Stato Civile, giocoforza, non potrà trascrivere matrimoni omosessuali celebrati all’estero per il difetto della condizione relativa alla “dichiarazione degli sposi di volersi prendere rispettivamente in marito e moglie”.
Tra le tante motivazioni addotte dal Consiglio di Stato nel testo della sentenza ne spicca una che fa riflettere e chiarisce appieno la volontà di chi si pronuncia. Secondo il relatore della sentenza Carlo Deodato, infatti, permettere la trascrizione in Italia “finirebbe per ammettere, di fatto, surrettiziamente ed elusivamente il matrimonio omosessuale anche in Italia, tale essendo l’effetto dell’affermazione della trascrivibilità di quello celebrato all’estero tra cittadini italiani, nonostante l’assenza di una previsione legislativa che lo consenta e lo regoli (e, anzi, in un contesto normativo che lo esclude chiaramente, ancorchè tacitamente) e, quindi, della relativa scelta (libera e politica) del Parlamento nazionale“.
“L’anno scorso dopo la mia circolare sul divieto di trascrizione ci furono polemiche, aggressioni e una pioggia di ricorsi – dice il Ministro Alfano a margine della pubblicazione della sentenza – Adesso il Consiglio di Stato mi dà ragione su tutta la linea: i matrimoni tra persone dello stesso sesso non sono previsti dalla legge italiana, pertanto le trascrizioni fatte dai sindaci sono illegittime e la vigilanza è di competenza dei Prefetti“.
Per il presidente di Arcigay Flavio Romani “la sentenza ha un retrogusto pilatesco, perché tenta di deresponsabilizzarsi rispetto a un tema cruciale; nel contempo però i giudici non dimenticano di sottolineare che è la politica ad essere la grande latitante e a non permettere al nostro Paese il passo avanti che renderebbe insindacabile il riconoscimento delle coppie formate da persone dello stesso sesso“.
– Chiara Di Miele –
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Ma perche’ non se me vanno all’estero? cosi’ finisce sta’. IACUVELLA.