“Mamma Filomena, noi ti amiamo“. Inizia così la lettera che il parroco anticamorra don Maurizio Patriciello ha scritto alla madre di Elisa Claps, la giovane potentina uccisa nel 1993 da Danilo Restivo e ritrovata mummificata nel 2010 nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza.
“Ti amano gli italiani, credenti e non credenti, i preti, tra cui chi scrive, i tuoi concittadini. Ti ama la chiesa di Dio che è in Potenza – scrive Padre Maurizio -. Abbiamo seguito con indicibile ansia e sofferenza il tuo calvario. La tragedia che, come un uragano, si è abbattuta su di te e sulla tua famiglia, ha coinvolto la Chiesa italiana e tutti coloro che ancora sanno commuoversi e piangere. Che cosa sia davvero accaduto alla cara Elisa possiamo saperlo solo attraverso le sentenze. Ma si tratta pur sempre di verità processuali. Le offese gridate durante la manifestazione degli ultimi giorni non hanno fatto onore alla memoria della cara Elisa e nemmeno al tuo dolore. Non possiamo permettere che l’amore per Elisa venga sporcato dall’odio dei facinorosi. Noi abbiamo potuto solo pregare. Il Vescovo di Potenza afferma delle cose che Gildo, tuo figlio, smentisce. A me, povero prete, amante della giustizia e della verità, viene difficile credere che il pastore della tua città stia dicendo il falso. A maggior ragione mai mi permetterei di immaginare che il falso lo stia dicendo Gildo. Troppo grande è lo strazio per la perdita di sua sorella per abbassarsi a tali meschinerie. Che succede allora, a Potenza, dopo tanti anni?“.
Secondo don Patriciello, parroco che da anni si batte contro i delitti consumati nella Terra dei Fuochi e contro la criminalità nel Parco Verde di Caivano, tra la famiglia Claps e la Curia di Potenza ci sono stati problemi comunicazione: “Non penso di sbagliare nel credere che la riconciliazione sia non solo necessaria ma possibile. Senza nulla sacrificare alla sete di verità. Occorre, però, come sempre in questi casi, mettere da parte eventuali e coscienziosi mediatori e avere il coraggio di guardarsi negli occhi, sforzandosi di credere che l’altro sia in buona fede come lo siamo noi. Faccio un solo esempio. Il Vescovo ha fatto riferimento a un risarcimento economico richiesto dalla tua famiglia. Parlare dei soldi è sempre increscioso. Gildo, offeso e risentito, ha risposto che si trattò solo di una sorta di provocazione. Ora, permettimi, mamma Filomena, noi poveri esseri umani possiamo giudicare, e non sempre ci riusciamo, le parole dette, i fatti acclarati, ma non le vere intenzioni. Queste, grazie a Dio, le può conoscere solo colui che le alberga nel cuore. Deduco, quindi, che entrambi hanno ragione: il Vescovo ad affermare che la richiesta fu fatta, Gildo a dire che si trattò di una provocazione“.
“Elisa deve riposare in pace – prosegue don Patriciello -. E tu, mamma cara, hai il diritto, dopo tanti anni di pugnalate al cuore, di piangere le tue lacrime abbracciata e sostenuta dalla tua Chiesa. lo non temo la verità. E come me credo che non la temano il Vescovo e il Clero di Potenza. Credimi, però, se ti dico che mi sento come dilaniato tra due amori, quello alla mia Chiesa e a te e alla tua famiglia. L’assassino di Elisa è in carcere. Vi furono complici? La verità va accertata, fino in fondo. Per farlo occorre spogliarsi di ogni pregiudizio e non permettere a chi, per motivi ideologici o altro, soffia sul fuoco dell’incomprensione“.
Al termine della lettera Padre Maurizio promette a mamma Filomena che con la sua Parrocchia sarà in pellegrinaggio sulla tomba di Elisa a deporre un mazzo di rose bianche: “E passeremo ad abbracciare te“.