“Non sembra vero, ma un giorno senza smartphone non riesco proprio ad immaginarlo“. Inizia così il video “Smartphone Slaves“, creazione del fotografo pubblicitario di Sapri Vincenzo Finizola, che in pochi giorni è quasi diventato virale sul social Facebook facendo registrare oltre 6000 visualizzazioni.
E’ una denuncia ironica quella di Vincenzo. La denuncia di una schiavitù invisibile e indolore, quella che subiamo da parte della tecnologia e delle sue strumentazioni anno dopo anno sempre più accattivanti, ma anche alienanti. “La tecnologia ci ha manipolato con una facilità davvero imbarazzante” recita la voce di sottofondo del videoclip nato, come ci racconta Vincenzo, “per caso, mentre pensavo a qualcosa da creare e poi perchè in questo periodo questa situazione si nota tanto e parlando con i miei amici mi sono reso conto che un po’ di anni fa, in assenza di tutta questa tecnologia, facevamo molte più cose rispetto ad oggi“.
Le immagini di “Smartphone Slaves” sono interamente girate a Sapri e in alcuni locali della città del Golfo. Protagonisti “ragazzi normalissimi, tra cui Carmine Iorio“, come li definisce Finizola.
Il giovane fotografo ha come unico obiettivo quello di lanciare un messaggio preciso. “Siamo sicuri che questi gesti non ci stiano neutralizzando?” chiede attraverso la sua creazione video. E, senza dubbio, tante sono le persone a cui immagini e parole stanno giungendo chiare in queste ore. “E’ una cosa che sappiamo, ma non vogliamo notare. – evidenzia Vincenzo – Molte persone che hanno visto il mio video mi hanno detto proprio questo. Credo di aver lanciato un input. Se verrà colto dipenderà soltanto dalla gente“.
Selfie, post e tweet sono visti dal fotografo come delle catene da cui doversi liberare per poter godere appieno dei piaceri della vita e guardare con occhi e mente diversi quello che, ormai, pare abbiamo dimenticato di avere intorno. “La libertà è di un altro colore“. Termina così il video di Vincenzo. Quel colore che, vuoi per necessità professionali vuoi per semplice impiego del tempo libero, non sappiamo più riconoscere e apprezzare, troppo presi a controllare i “like” collezionati.
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– Chiara Di Miele –
Purtroppo è proprio così! Ormai non si gode dell’evento in se ma della sua rappresentazione in un immagine o in un video. Si cancella l’evento in diretta per vivere migliaia di volte la sua replica. Potremmo essere noi, generazione più matura, facente parte del passato che non comprende il futuro delle nuove generazioni o forse sarà solo la solita cattiva idea che però risulta buona per il suo inventore e chi la produce!
Ahinoi,le nuove generazioni sono ormai preda della ipertecnologia,svuotati da computer smathpone,oramai sono una generazione di assuefatti al tecnologico.