“Cento passi con Elisa” è la manifestazione in corso nel capoluogo lucano, organizzata dal presidio Libera Potenza, in occasione della celebrazione della prima messa domenicale nella chiesa della Trinità, quella in cui il corpo di Elisa Claps è stato occultato per 17 anni.
Molti i partecipanti che si sono radunati davanti alla chiesa assieme al fratello di Elisa, Gildo. “Il prato dell’indifferenza è apparso ancora una volta stamattina”, dicono gli organizzatori riferendosi ai fedeli che entravano in chiesa.
I manifestanti hanno con sé un volantino con il volto sorridente di Elisa. “Portate con voi ovunque questo sorriso, fateci vedere e sapere dove avete voluto portare Elisa stamattina. Ci piacerebbe ricevere foto di Elisa con voi, per mostrare la sua bellezza”, questo l’invito di Libera Potenza.
“Perché siamo qui? Per chiedere a quella voce prigioniera delle catene di spezzarle e dare voce alla verità. Siamo qui a chiedere alla Chiesa di trovare il coraggio di chiedere scusa. Settimana scorsa al programma televisivo ‘Storie italiane’ un magistrato ha chiesto scusa a nome della sua intera categoria. Anche Papa Francesco ha chiesto scusa per i preti pedofili. Perché questa Chiesa non trova il coraggio di chiedere perdono per quello che ha nascosto? Mamma Filomena ha chiesto che fosse celebrata messa negli orari che non coincidono con quelli dell’uccisione di Elisa, ma neanche questa volontà è stata rispettata. La sua scomparsa ha distrutto i sogni dell’intera famiglia, oltre che i suoi. Bisogna continuare a richiedere verità e giustizia perché è un dovere morale farlo”.
“Potenza siamo noi“, afferma con forza il presidio. “Abbiamo bisogno di raccontare a questo Paese che siamo diversi. Che c’è tanta gente che sente Elisa come figlia e sorella. E’ parte di noi”.
Gildo, fondamentale elemento nelle indagini che hanno portato a scoprire Elisa, ci tiene a sottolineare la mancata apertura mentale di una certa casta potentina.
“Loro sono lì, chiusi nel buio di quella chiesa che ha nascosto Elisa per 17 anni nel sottotetto. E continuano ad arroccarsi in quella chiesa che porta la targa in ricordo di Mimì Sabia. Noi siamo qui alla luce. Abbiamo chiesto di prendere coscienza di quanto accaduto in quel sagrado, abbiamo voluto le scuse, ma non sono mai arrivate. Il destino di questa chiesa lo deciderà la città, che già in gran parte sta rifiutando tutto questo”.
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