Si è tenuto ieri pomeriggio a Buccino, presso il Museo Archeologico Nazionale “M. Gigante”, la presentazione del libro “Quell’ultimo sguardo: Claudio Pezzuto un eroe moderno”, dedicato alla memoria del Carabiniere Claudio Pezzuto.
Il testo è stato scritto dal giornalista lucano Mario Lamboglia, per volere della moglie del giovane carabiniere ucciso, mentre era in servizio, ed insignito della Medaglia d’Oro al Valor Militare. L’introduzione è a cura del Generale Leonardo Gallitelli, già Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri.
Nelle intense pagine del libro, che ripercorrono l’intera vicenda umana e professionale di Pezzuto, l’agguato e i relativi fatti giudiziari che hanno portato alla condanna dei colpevoli, si rincorrono riflessioni, emozioni, testimonianza e dolore.
La tragedia accadde il 12 febbraio 1992, in un conflitto a fuoco, nella piazza di Pontecagnano Faiano dove, durante quello che doveva essere un normale controllo, persero la vita i carabinieri Claudio Pazzuto e Fortunato Arena, i quali fecero scudo, con i propri corpi, ai colpi sparati verso la gente da due camorristi.
L’incontro, moderato dall’avvocato Giovanna Fasanino, si è aperto con i saluti del Sindaco di Buccino, Nicola Parisi, Carlo Conte, membro della Segreteria Organizzativa del Forum Regionale dei Giovani della Campania e il Maresciallo Giuseppe Caputo, Medaglia d’Argento al Valor Civile, in rappresentanza della Sezione Carabinieri di Buccino.
E’ seguita la visione di un video che ha mostrato gli attimi immediatamente successivi alla tragedia, per passare, poi, agli interventi di Corrado Lembo, già Procuratore Capo della Procura della Repubblica di Salerno, di Tania Pisani Pezzuto vedova del Carabiniere Pezzuto, e del Generale Rosario Castello, Comandante della Legione Carabinieri Basilicata.
“Non mi stancherò mai di raccontare la vita ed il sacrificio di mio marito, morto con la divisa da carabiniere – ha dichiarato la signora Pezzuto – È un esempio che ho il dovere di portare ai giovani, affinché riflettano e decidano da che parte stare”.
– Serena Picciuolo –