Codacons Cilento interviene sulla Legge Velia. “A pagare non possono essere sempre i cittadini – lamentano – che dopo 17 anni di attesa si sono persi i soldi e sono rimasti i vincoli. Auspichiamo la nomina di un Commissario ad Acta come prevede la legge” .
Codacons ha chiesto l’intervento del difensore civico regionale, ma è necessario che prima il Comune di Ascea invii documenti alla Regione e al Comune di Casal Velino. “Come richiesto da loro, – aggiungono – saremo costretti ad inviare gli atti alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti“.
A spiegare bene la vicenda è Bartolomeo Lanzara, responsabile Codacons Cilento. “All’indomani della comunicazione della Regione in cui ci informava che il Comune di Ascea non aveva inviato i documenti richiesti per cui era stato inviato un sollecito, a tutt’oggi senza riscontro, sono rimasto incredulo e deluso.– sottolinea – Sulla legge regionale in materia di costituzione di una zona di riqualificazione paesistico ambientale intorno all’antica città di Velia ci sono state tre interrogazioni regionali e una parlamentare oltre alle continue diffide del Codacons finalizzate alla ricostruzione dei fatti. Per questo ho chiesto nuovamente l’intervento di Giuseppe Fortunato, difensore civico della Regione Campania, già intervenuto in passato sulla Legge Velia, chiedendo di far luce su finanziamenti pubblici e mala gestio della Legge Velia ed eventuale richiesta di nomina di un Commissario ad Acta, come prevede la legge”.
La legge prevedeva un piano di recupero e riqualificazione dell’area intorno al sito archeologico con un finanziamento di 9 milioni di euro.
“Mai arrivati – sottolinea Bartolomeo Lanzara – La legge doveva tutelare l’area intorno all’antica città di Elea – Velia. I Comuni di Ascea e Casal Velino, d’intesa con la Soprintendenza ai Beni Archeologici e quella ai Beni Architettonici dovevano, entro dodici mesi, redigere un piano particolareggiato di riqualificazione che prevedesse le aree inedificabili, la riqualificazione degli spazi e dei percorsi pubblici e degli immobili esistenti. Nell’art. 2 veniva inserito un divieto: quello di apportare ogni modifica dell’assetto del territorio o di realizzare qualsiasi opera edilizia fino all’approvazione del piano. Con esclusione delle opere pubbliche. Il piano tutt’ora rimane un mistero. Pertanto, la Regione Campania, davanti all’inadempimento, avrebbe dovuto nominare un Commissario ad Acta. Ma nulla di tutto ciò è accaduto. Insomma, ancora una volta a pagare sono i cittadini. Pertanto, è di vitale importanza sbloccare la situazione di stallo nella quale versa l’intera zona interessata dalla legge” .