E’ facile ridere di certe situazioni, spesso incresciose. Forse, viene spontaneo, ma non è corretto.
Se io rido di persone in difficoltà, se io le metto alla berlina, approfittando delle loro fragilità, vulnerabilità, debolezze, vuol dire che in quel momento io non sto “sentendo” l’altro come un ESSERE UMANO. Allora, chi è l’altro? Se solo un momento pensassi che al posto dell’altro, che io sto deridendo, ci potrebbe essere mia madre, mia sorella, un mio familiare o ci potrei essere io stesso, allora il mio atteggiamento sarebbe diverso.
Occorre “sentire” l’altro, rispettarlo soprattutto quando è più vulnerabile e fragile, aiutarlo indicandogli la persona giusta a cui rivolgersi. Ma spesso ciò non si fa. Rido, REGISTRO con il cellulare e me ne lavo le mani. E’ facile fare così. Facile e TRISTE.
Un video apparso ultimamente sul web mostra la “disumanità” di alcuni adolescenti. Infatti, si vede come, in una scuola salernitana, degli studenti ridono della loro docente, approfittando di un suo stato confusionale, e registrano tutto con un cellulare. Per loro era solo una docente da deridere. Nessuno ha compreso il suo problema. Probabilmente, vista la totale mancanza di rispetto che quegli adolescenti le hanno riserbato, per loro non era neanche una “docente”. Era “un qualcosa” da prendere in giro e basta, senza pensare all’educazione, al rispetto, alla dignità, al disagio che quella persona viveva.
Stiamo crescendo una generazione di disumani del genere “iena ridens” che non sanno come comportarsi in certe situazioni, se non ridendo. Se in un’aula scolastica c’è una situazione critica, problematica, nessuno pensa che sia giusto invitare la docente o il docente ad uscire per chiedere aiuto? Nessuno pensa di andare a chiamare un altro docente che possa intervenire a gestire la situazione, che possa prestare il proprio sostegno al docente in difficoltà, affidando la classe ad un collaboratore ed accompagnandolo fuori dall’aula?
NESSUNO ha pensato, nessuno ha intravisto seppure una momentanea soluzione da adottare, salvaguardando almeno la dignità di quella docente, di quella persona. NESSUNO ha saputo gestire la situazione, intervenire.
Nelle scuole si fa tanto per gli alunni; abbiamo gli Spazio ascolto, gli “sportelli” per incontrarli ed ascoltare le loro tante ansie, le loro preoccupazioni, per gestire le crisi di panico che li vedono nei bagni a piangere. Si fa tanto per “educare” e formare i cosiddetti cittadini europei; forse dovremmo riavvolgere il nastro e ricominciare tutto da capo e iniziare a formare ESSERI UMANI.
– Paola Testaferrata –