Una lettera-manifesto indirizzata ai vertici della Banca d’Italia e del Ministero del Tesoro per tentare di evitare, in extremis, quella che viene definita “la demolizione del credito cooperativo e territoriale”.
Firmata dai direttori generali Michele Albanese, della BCC Monte Pruno, Antonio Marino della BCC di Aquara, Angelo De Luca della BCC di Buonabitacolo, Giampiero Colacito della BCC di Civitanova Marche, Emanuele Di Palma della BCC S. Marzano di Taranto, Lino Siciliano della BCC Mazzarino, Massimo Nelti della BCC Marcon Venezia, Venero Rapisarda del Credito Etneo BCC, Gianni Tortella della BCC Borgo S.Giacomo, Fabrizio Marinelli, Risk Manager BCC di Ripatransone e dall’Economista Marco Vitale, l’appello tende soprattutto a far si che da qualche parte si capisca, una volta per tutte che il merito delle BCC virtuose non viene tutelato adeguatamente nel decreto.
“Chi ha disamministrato e chi ha amministrato – si legge nell’appello – Chi ha fatto credito allegro e chi è stato prudente! Dispiace che Banca d’Italia non ci dia una mano su questi concetti…e sembra averci lasciati soli a difendere il concetto di sana e prudente gestione. Bisogna prevedere necessariamente che i Gruppi bancari siano governati solo ed esclusivamente dai rappresentanti delle BCC virtuose. Deve passare il concetto sacrosanto che chi non è bravo ad amministrare a casa sua non può amministrare a casa d’altri.”
La lettera-appello, poi, riserva una stoccata finale al presidente di Federcasse Alessandro Azzi. “Basta fuoco amico sulle BCC – scrivono i firmatari dell’appello – Non capiamo assolutamente questa fretta del nostro Presidente Azzi che vuole accelerare su tutto. Una riforma va condivisa e più tempo abbiamo a disposizione più la riforma ne esce rafforzata. Non possiamo sacrificare la riforma perché qualche BCC “amica” ha bisogno urgente della riforma oppure qualche personaggio ha urgenza di sedere adesso nel CdA della nuova holding oppure non si siederà più… Questi comportamenti non appartengono al credito cooperativo e non fanno bene al credito cooperativo. Il tempo delle vacche grasse è finito. Basta sperperi, ne sono stati fatti già abbastanza”.
Nei giorni scorsi undici alti rappresentanti del Parlamento Europeo, compreso il vice-presidente dello stesso, l’italiano Antonio Tajani, hanno sottoscritto e inviato a Lord Jonathan Hill, Commissario Europeo per la stabilità finanziaria, i servizi finanziari e l’unione dei mercati dei capitali, una lettera in cui si chiede che vengano abbassati i requisiti di capitale per gli impieghi a favore delle piccole e medie imprese, come strumento per far affluire più capitale alle stesse.
“Questa lettera – asseriscono i firmatari dell’appello – altamente rappresentativa del dibattito in corso in materia a livello dell’UE, andrebbe fatta leggere ai vertici della Banca d’Italia e del Ministero del Tesoro che continuano a perseguire il mito delle grandi dimensioni come unica via al buon funzionamento del credito, e che vorrebbero cancellare piccole imprese e piccole banche, il che equivale a dire: cancellare l’Italia”.
– redazione –