Scatta definitivamente l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del latte e dei prodotti lattiero-caseari come burro, formaggi, yogurt per impedire di spacciare come Made in Italy i prodotti ottenuti dagli allevamenti stranieri. Lo ha reso noto la Coldiretti nell’annunciare che è scaduto il termine di 180 giorni per smaltire le scorte di confezioni con il sistema di etichettatura precedente all’entrata in vigore del decreto “Indicazione dell’origine in etichetta della materia prima per il latte e i prodotti lattieri caseari”, in attuazione del regolamento comunitario firmato dal ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina e da quello dello Sviluppo Economico Carlo Calenda.
Il consiglio ai consumatori italiani è di verificare sulle confezioni l’indicazione di origine del latte o del latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari (latte vaccino, ovicaprino, bufalino e di altra origine animale) che sarà riconoscibile in etichetta dalle seguenti diciture: “Paese di mungitura” (nome del Paese nel quale è stato munto il latte) e “Paese di condizionamento o trasformazione” (nome del Paese nel quale il latte è stato condizionato o trasformato).
Qualora il latte o il latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari sia stato munto, condizionato o trasformato nello stesso Paese l’indicazione di origine può essere assolta con l’utilizzo della dicitura “origine del latte” (nome del Paese). Se invece le operazioni indicate avvengono nel territorio di più Paesi membri dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le seguenti diciture “latte di Paesi UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione. Infine qualora le operazioni avvengano nel territorio di più Paesi situati al di fuori dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le diciture “latte di Paesi non UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi non UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione.
“1,7 milioni di mucche da latte presenti in Italia ma anche pecore, capre e bufale possono finalmente mettere la firma sulla propria produzione di latte, burro, formaggi e yogurt che – sottolinea la Coldiretti – è garantita da livelli di sicurezza e qualità superiore grazie al sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari più estesa d’Europa, ma anche ai primati conquistati a livello comunitario con la leadership europea con 50 formaggi a denominazione di origine protetta realizzati sulla base di specifici disciplinari di produzione. L’obbligo di indicare l’origine in etichetta salva dall’omologazione l’identità di ben 487 diversi tipi di formaggi tradizionali censiti a livello regionale territoriale e tutelati perché realizzati secondo regole tramandate da generazioni che permettono anche di sostenere la straordinaria biodiversità delle razza bovine allevate a livello nazionale“.
“Con l’etichettatura di origine – spiega il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo – si dice basta all’inganno del falso Made in Italy con tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia che sono stranieri, cosi come la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero, senza che questo sia stato obbligatorio fino ad ora riportarlo in etichetta. Si tratta anche di un importante segnale di cambiamento anche a livello comunitario dove occorre proseguire nell’impegno per la trasparenza. Il prossimo appuntamento è per il 12 febbraio 2018 per il riso e il 13 febbraio 2018 per la pasta con l’entrata in vigore dei due decreti interministeriali per introdurre l’obbligo di indicazione dell’origine del riso e del grano per la pasta in etichetta“.
– Chiara Di Miele –