Ha scosso il Vallo di Diano la cattura di un pericoloso ricercato che si era nascosto in un’abitazione del centro storico di Sala Consilina. Luigi Galizia, il 44enne calabrese latitante dallo scorso 7 dicembre per scontare un ergastolo confermato dalla Cassazione, viveva da qualche mese in una casa in via Grammatico, ai piedi della parte vecchia della città.
Ma come era arrivato nel Vallo di Diano il killer di Edda Costabile e Ida Attanasio, madre e figlia di 77 e 52 anni brutalmente ammazzate mentre si trovavano nel cimitero di San Lorenzo del Vallo, nel Cosentino, a pregare nella cappella di famiglia?
Dalle indagini condotte dai Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza, coordinati dalla Procura di Catanzaro, che si sono avvalsi della raccolta di dati informativi, del monitoraggio delle persone più strette, dell’analisi del contesto ambientale di riferimento e delle banche dati, emergerebbe che Galizia fosse a Sala Consilina da due mesi.
Aveva preso in fitto l’abitazione fornendo un falso nominativo e, secondo gli inquirenti, i proprietari dell’immobile non sarebbero stati al corrente di chi fosse in realtà il loro inquilino. Galizia viveva chiuso in casa, non usciva per strada e, giocoforza, aveva qualcuno che gli portava da mangiare e il necessario per sopravvivere. Al momento sarebbero in corso indagini per identificare quest’ultima persona.
Quando i militari dell’Arma nella notte hanno fatto irruzione in casa, supportati dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Sala Consilina, conoscitori della zona, e dalle Aliquote di Pronto Intervento del Comando Provinciale di Salerno, lo hanno trovato in compagnia di una donna calabrese, la sua compagna che gli inquirenti stavano da tempo pedinando e monitorando. La stessa è stata denunciata per favoreggiamento.
Le indagini proseguono serrate, anche per tentare di capire se Galizia avesse degli agganci proprio a Sala Consilina, dei rapporti tali da spingerlo a scegliere il Vallo di Diano come meta per proseguire la latitanza e sfuggire così alla sua condanna. Un piano che però non è andato a buon fine, soprattutto grazie all’impegno e al lavoro dell’Arma dei Carabinieri e della Procura di Catanzaro che ha messo così le mani su un pericoloso assassino.
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