L’A.I.V.E.C (Associazione Italiana Vittime Emergenza Covid 19), apolitica, apartitica e senza scopo di lucro, ha prestato particolare attenzione alle voci di coloro che hanno subito pregiudizi dalla diffusione del Covid. Negli ultimi giorni sono pervenute all’associazione molteplici richieste di intervento volte a garantire il soddisfacimento dei diritti di coloro che a causa di errate o mancate adozioni di misure volte al contenimento della diffusione del virus hanno subito conseguenze irreparabili. A tal fine l’A.I.V.E.C. ha già depositato una valanga di querele tra le varie Procure della Repubblica contro gli organi di Stato e contro chi si sia reso responsabile degli effetti devastanti del Coronavirus per i reati di cui all’art. 438 Codice Penale (epidemia), 452 Codice Penale (Delitti colposi contro la salute pubblica), 575 (omicidio) e 595 Codice Penale (lesioni personali colpose).
“Appare doveroso evidenziare e denunciare le falle del sistema e condannare le ipotesi di violazioni normative e di principi anche di rango costituzionale prevedendo, al contempo, quale forma riparatoria un adeguato risarcimento del danno subito dalle vittime, affinché sia accertata la responsabilità degli organi istituzionali – dichiara il presidente dell’associazione -. E’ del tutto legittimo ottenere una risposta istituzionale nei confronti di coloro che hanno colpevolmente cagionato l’epidemia e hanno contribuito alla diffusione del Covid 19. A tal fine l’associazione denuncerà, alla competente magistratura, tutti coloro che, colpevolmente hanno consentito la diffusione del virus (Sars-Cov2). Il reato di cui all’art. 438 Codice Penale sanziona chiunque cagioni un’epidemia mediante la diffusione di germi patogeni. La medesima condotta è altresì punita quando sia commessa a titolo di colpa, in virtù del richiamo operato dall’art. 452 Codice Penale titolato ‘delitti colposi contro la salute pubblica’”.
Secondo l’A.I.V.E.C., il parere degli scienziati più autorevoli chiarisce che si sarebbe potuta evitare o limitare la diffusione globale del virus se gli organi istituzionali avessero prontamente ottemperato agli obblighi di informazione previsti dall’OMS. “E’ necessaria, pertanto un’azione contro la superficialità delle istituzioni nazionali o regionali – continua il presidente – è tempo di iniziare una nuova battaglia al fine di dare voce a chi, purtroppo, ha dovuto subire la noncuranza degli organi di Stato. E’ possibile ottenere giustizia dimostrando i numerosi indizi che giustifichino che il decesso sia stato dovuto a superficialità, provvedimenti non presi o non rispettati, con approcci diagnostici errati e percorsi terapeutici inappropriati. Continuamente assistiamo alla nascita di focolai nelle RSA, nelle strutture ospedaliere, nelle case di riposo e in altri luoghi che ospitano persone anziane o vulnerabili. Ma non solo, in quanto negli ospedali la situazione non è di certo migliore nei quali si registra la mancata o errata adozione di misure. Gli ospedali tutti sono al collasso, basti pensare che non esiste nemmeno una separazione in pronto soccorso tra area covid positivi e area negativi con conseguenze irreparabili per i poveri malati di turno, che se sani rischiano di contagiarsi paradossalmente nel momento in cui vengono a contatto con la struttura ospedaliera“.
Molte vite si sarebbero potute salvare, secondo l’associazione che tutela le vittime del virus, “ma anche ci saremmo risparmiati tante inutili ed illegittime limitazioni di libertà e diritti di valenza costituzionale. Il Coronavirus ha creato danni incalcolabili che danno diritto di attivare un’azione risarcitoria nei confronti di chi si è reso responsabile di aver omesso di prendere le misure necessarie a contenere il Covid causandone la diffusione con un numero catastrofico di deceduti che solo in Italia supera i 70.000 e con oltre 2 milioni di contagiati. Si tratta di un vero e proprio disastro epidemiologico e si devono, necessariamente, accertare le responsabilità a carico del governo nazionale e regionale che ha commesso gravi omissioni, e dare giustizia alle vittime del Coronavirus che ha coinvolto tutti indistintamente compreso il personale medico e sanitario“.
L’azione è proponibile da tutti i contagiati che hanno subito inevitabili ripercussioni sulla vita quotidiana e sul lavoro, che hanno avuto lunghe degenze ospedaliere ed oggi si ritrovano a convivere
con i molti postumi ancora sconosciuti del virus. Si può contattare l’associazione su www.aivec.it
– Chiara Di Miele –