All’inaugurazione dell’anno giudiziario la Ministra della Giustizia Marta Cartabia ha preannunciato la conclusione entro la fine del 2022 della riforma del processo tributario attraverso l’adozione del procedimento legislativo ordinario, piuttosto che dello strumento della legge delega utilizzato principalmente per le riforme in materia civile e penale, per la sua celere realizzazione nel rispetto dell’agenda del PNRR che vede in primo piano proprio la giustizia e la lotta all’evasione fiscale.
Considerando la competenza limitata sul processo tributario da parte del Ministero della Giustizia che investe solo l’ultima fase del giudizio in Cassazione, essendo il processo davanti alle Commissioni tributarie di competenza del Ministero dell’Economia e delle Finanze, da mesi di concerto tali Ministeri hanno instaurato un percorso di riforma che punta al tempestivo e necessario rinnovamento, alla modernizzazione, professionalizzazione e specializzazione della giustizia tributaria.
Anche la Presidente del Senato Casellati ha ribadito che l’adozione del procedimento legislativo ordinario piuttosto che dello strumento della legge delega risulta più consono all’importanza della materia e soprattutto alla necessità di assicurare la massima trasparenza e partecipazione democratica ad un settore che tocca gli interessi strategici dei cittadini. Da un lato, il principio sancito dall’art. 53 della nostra Costituzione per cui tutti i cittadini italiani e stranieri con interessi economici in Italia hanno il dovere di contribuire alle spese dello Stato mediante prelievi fiscali, in ragione della loro capacità contributiva e, dall’altro, il diritto del cittadino alla giusta imposta, costituzionalmente riferito al criterio di progressività del sistema tributario. Pertanto, la capacità contributiva rappresenta il parametro democratico al quale è ispirato il sistema tributario che richiede maggiori sacrifici economici a coloro che godono di un reddito più elevato.
Le controversie tributarie hanno origine sempre dallo squilibrio tra questi due valori, a volte a causa della complessità della normativa fiscale, altre volte per l’ambiguità e per la difficile interpretazione delle fonti di diritto. Orbene, è centrale ridurre il contenzioso giudiziario proprio attraverso una semplificazione della legislazione tributaria che potrebbe realizzarsi con la creazione di una codificazione di settore.
L’obiettivo di restituire ai procedimenti una durata ragionevole ha anche un valore economico tutt’altro che sottostimabile. Si tratterebbe di liberare risorse pari all’1% del PIL rappresentante il valore delle cause attualmente affidate alla giustizia tributaria. Si deve puntare al celere raggiungimento dei traguardi fissati dal PNRR tra cui la riduzione, entro il 2026, del tempo medio di definizione dei procedimenti civili, inclusi quelli tributari del 40% rispetto ai tempi del 2019.
La Ministra Cartabia ha comunicato che in un anno, a legislazione invariata, si è registrata una riduzione del 22% della durata dei procedimenti civili della Cassazione (inclusi quelli tributari) e un –22% si è registrato nella sezione tributaria, dove la durata effettiva dei processi è scesa da 1.550 giorni circa del 2019 a 1.229 a fine febbraio. Circa 300 giorni in meno. La stessa, tra le riforme atte a contribuire ad un’ulteriore diminuzione del contenzioso, ha segnalato l’Ufficio del processo il ricorso pregiudiziale in Cassazione e l’idea di introdurre l’intervento del pubblico ministero nell’interesse della legge per consentire al Procuratore generale presso la Corte di formulare al Primo Presidente la richiesta di rimettere alle Sezioni Unite una questione di primaria importanza.
In tale ottica, è auspicabile che la riforma tributaria tenda imprescindibilmente alla professionalità e indipendenza dei giudici tributari puntando ad un modello di magistratura professionalmente specializzata e a tempo pieno.