Si è tenuto nel pomeriggio di ieri, al Teatro comunale “Mario Scarpetta” di Sala Consilina, l’incontro dal titolo “La vicenda umana e professionale dell’avvocato Giorgio Ambrosoli: quale lascito?”.
L’evento, che coincide con la “Festa delle Legalità”, è stato organizzato dalla Banca Monte Pruno, dall’associazione “Giorgio Ambrosoli” di Salerno e dall’Amministrazione comunale.
I saluti iniziali sono stati affidati al sindaco Francesco Cavallone, al responsabile per il Vallo di Diano dell’associazione “Giorgio Ambrosoli” Nicola Colucci, al presidente e al segretario dell’associazione “Giorgio Ambrosoli” Raffaele Battista e Pasquale D’Aiuto e al presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Lagonegro Gherardo Cappelli.
“All’avvocato Ambrosoli va riconosciuto il merito di aver fatto un lavoro importante – dichiara Antonio Pandolfo, Vice Direttore dell’Area Mercato della Banca Monte Pruno – Oggi si sente parlare spesso dello studio dell’educazione civica, ma è importante però anche l’educazione finanziaria. Le banche devono raccogliere il risparmio dei privati, remunerarlo e rimetterlo in circolazione. L’attività bancaria dovrebbe girare in questo modo con l’effetto di moltiplicare il risparmio e creare l’effetto crescita. Oggi il sistema bancario non è così. È cambiato anche il ruolo dello Stato dove l’intera materia bancaria è affidata ai privati. Il risparmio non è incoraggiato o tutelato. Il risparmio negli anni passati è stato il volano di crescita soprattutto quando il sistema bancario era molto più semplice”.
“Ambrosoli ha interpretato il ruolo di commissario liquidatore con una straordinaria modernità – sottolinea Giovanni Capo, ordinario di Diritto commerciale presso l’Università degli studi di Salerno – Nella prima relazione resa alla Banca d’Italia si evince la sua sensibilità che lo ha portato ad avere attenzione non solo per l’interesse dei creditori ma anche verso la salvaguardia della posizione del personale. Se pensiamo ai passi che la normativa ha fatto per attenuare l’impatto noi vediamo la lungimiranza di questo funzionario”.
Presente all’incontro anche il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lagonegro Gianfranco Donadio che ha parlato nel suo intervento delle vicende degli anni ’70 in Italia e del legame tra i briganti e i galantuomini.
“Gli anni ’70 seguono il conflitto armato tra la mafia siciliana contro la mafia francese per il controllo della raffinazione dell’eroina. Questo controllo dà vita ad un’accumulazione di capitale criminale di proporzioni immense – afferma – Il controllo delle esportazioni consentì alle famiglie palermitane di accumulare 700 miliardi di lire all’anno. Negli anni ’79 i galantuomini ricorrono ai briganti per la lotta politica e molto omicidi politici sono consumati dai briganti”.
Il convegno si è concluso con lo spettacolo “Giorgio Ambrosoli” di Luca Maciacchini.
– Annamaria Lotierzo –