Nel 2013, nel corso di un’indagine archeologica condotta dal Centro di ricerca “Enzo dei Medici” nelle Grotte di Pertosa-Auletta, venne individuato un deposito limoso sommerso particolarmente ricco di carboni e di altri residui organici. Una campionatura di tale limo ha permesso, più tardi, la realizzazione di accurate analisi archeobotaniche grazie alle quali sono stati identificati alcuni semi di vite insieme ad altre essenze vegetali.
Dallo studio di queste evidenze nasce un lavoro appena pubblicato sugli “Scientific Reports” della rivista Nature, una delle più antiche e importanti riviste scientifiche esistenti, che ha visto coinvolte università italiane, francesi e inglesi il quale getta nuova luce sull’origine della viticoltura nel Mediterraneo Occidentale. Dati genetici e analisi specialistiche hanno infatti confermato che tra questi vinaccioli si celano le più antiche attestazioni di uva domestica in un territorio italiano, risalenti alla Media Età del Bronzo (circa 3500 anni fa), come hanno confermato alcune datazioni radiometriche.
Questa varietà di vite è stata importata in Italia meridionale dall’area egea verosimilmente tramite contatti con genti micenee. È stato peraltro possibile attestare la presenza di ibridi ottenuti dall’incrocio tra varietà domestiche importate e uve selvatiche locali.
“I sedimenti limo-argillosi presenti nella cavità, saturi d’acqua, hanno conservato mediante ristagni idrici i materiali organici, e quindi i resti vegetali – si legge sulla rivista – Tuttavia, per ragioni logistiche, il sito non è stato oggetto di scavi archeologici sistematici negli ultimi tempi. Nonostante ciò, nel corso di un sopralluogo del 2013, è stato individuato uno strato ben conservato e ricco di resti vegetali, interpretato come il pavimento di una palafitta crollata, da cui è stato prelevato un piccolo campione. L’analisi archeobotanica ha evidenziato tracce inequivocabili della lavorazione dei cereali e una netta preponderanza di frutti di piante perenni, tra cui i vinaccioli analizzati in questo studio. Nel sedimento campionato sono stati rinvenuti 72 vinaccioli, di cui 55 integri e 17 frammentari, il che rappresenta una densità di resti davvero notevole. Questa unità stratigrafica è stata sottoposta a due datazioni al radiocarbonio, una delle quali è stata eseguita direttamente sui vinaccioli, ottenendo un intervallo cronologico compreso tra il 1445 e il 1192 a.C. Tutti i semi sono stati sottoposti ad analisi GMM e 10 di essi sono stati selezionati per la paleogenetica”.