Era il 28 luglio 1981, Eugenio Scalfari intervistava Enrico Berlinguer.
L’indomani cittadini e classe politica si svegliavano sbigottiti, confusi, turbati. Era successo che Berlinguer trovò nel fondo della propria coscienza di politico rigoroso e onesto le parole giuste per assestare una frustata a partiti e uomini politici, apparati dirigenziali e classi di vertice del Paese. Quel giorno furono messe insieme due parole che terremotarono i palazzi della politica: era nata la “Questione Morale”.
Berlinguer disse che “I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela”. Correva l’anno 1981, immaginiamo attualmente! Sono passati quarant’anni da quel giorno, quarant’anni di “questione morale”. Quarant’anni di rabbia e di oblio. È stato esattamente quarant’anni fa che in un’estate calda Enrico Berlinguer creò, in un’intervista che sarebbe entrata in tutti gli archivi, questa locuzione destinata a raccontare l’Italia di allora, quella di “Mani Pulite” che sarebbe arrivata undici anni più tardi, e purtroppo anche quella che stiamo vivendo.
In effetti Berlinguer trovò il coraggio di aprire gli armadi dei partiti, tutti, dai quali si rovesciò la valanga di scheletri tenuti accuratamente nascosti. Affermò che “I partiti non facevano più politica”, che “I partiti avevano degenerato e questa era l’origine dei malanni d’Italia”.
Tracciò senza timore la geopolitica dei partiti stessi (Democrazia Cristiana, Socialisti, Socialdemocratici) diventati “macchine di potere e di clientela, con scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente”, senza né idee e nemmeno ideali, gestori di interessi, non di rado loschi, “senza perseguire il bene comune”.
Ecco, prepotente e forse per la prima volta il richiamo al “bene comune”. E’ lunga e articolata l’intervista e chissà se affidata come semplice lettura alle scuole di oggi non risultasse più educativa di tante lezioni superflue. L’intervista si rivela tale da “far accapponare la pelle”, dice Scalfari. E infatti, Berlinguer precisa che molti italiani si accorgono benissimo del mercimonio che si fa dello Stato, delle sopraffazioni, dei favoritismi, delle discriminazioni. Ma gran parte di loro è sotto ricatto. Hanno ricevuto vantaggi (magari dovuti, ma ottenuti solo attraverso i canali dei partiti e delle loro correnti) o sperano di riceverne o temono di non riceverne più.
Ecco, qui mi fermo per chiedere innanzitutto a me stesso: è attuale oggi questa intervista? Non ho pretesa di risposta esaustiva, ma nel mio piccolo osservo che a quarant’anni dall’intervista berlingueriana non risulta che la “questione morale” abbia realizzato un modello diverso di etica pubblica. Intrigo e privilegio come corruzione e illegalità, che pure furono elementi di aspirazione che condussero a Tangentopoli e successivamente alla fine alquanto controversa della Prima Repubblica, sono rimasti i mai superati fondamenti inquinanti e contaminanti della vita pubblica. Tanto per dire la Mafia oggi: non si serve più delle bombe, ma si dice che corrompe e unge e dunque prospera utilizzando altri sistemi, più ambigui e probabilmente più redditizi. Non si scandalizza più di tanto la gente oggi quando legge di corruzione e di illegalità, ma non per questo la vita pubblica rimane meno inquinata o contaminata. Sicchè si rivela pur sempre nel legame perverso tra politica, affari e criminalità il punto focale della irrisolta “questione morale”. Anche e ancora nell’anno 2022.
– Franco Iorio –