Continua l’appuntamento con l’analisi del dottor Nunzio Antonio Babino, già Direttore Sanitario dell’ospedale “Luigi Curto” di Polla, in merito alla paura del Sars-Cov-2 e all’approccio della comunità all’emergenza sanitaria in atto. Il dottor Babino, dopo aver affrontato il tema della comunicazione sbagliata in tv e sulla carta stampata, tocca ora l’argomento “tamponi”.
UTILITA’ ED USO IMPROPRIO DEI TAMPONI MOLECOLARI
Per una ricerca epidemiologica scientificamente valida bisognerebbe fare i tamponi a tutta la popolazione o almeno ad un campione rappresentativo della stessa. Ricercare una parte dei “positivi” ogni giorno per otto mesi ed oltre significa avere un dato empirico, statisticamente non significativo, perché i soggetti “positivi” evidentemente variano da un giorno all’altro e oggi non sono numericamente uguali a quelli del mese precedente. Ben sappiamo che i tamponi, a prescindere dal numero, si riferiscono al momento in cui vengono fatti ed il risultato è valido solo per quel giorno. Il soggetto oggi “negativo” può essere “positivo” domani e, analogamente, il soggetto oggi “positivo” può essere “negativo” domani.
Appare più che evidente il limite dell’uso dei tamponi ai fini della ricerca epidemiologica sulla diffusione del virus, mentre, come tantissimi altri test diagnostici usati in medicina, possono essere validi se utilizzati nella clinica per confermare l’eziologia della malattia in atto rispetto a patologie clinicamente simili, ma dovute ad altre cause o comunque ad altri virus.
Le comunicazioni ufficiali, televisive, sul web e sulla carta stampata non fanno mai alcun riferimento alla tecnica dei tamponi molecolari e all’affidabilità degli stessi, che sappiamo vengono prodotti in Cina, insieme alle mascherine, ai ventilatori polmonari ed a numerosi altri prodotti utilizzati per contrastare il virus SARS Cov-2. La tecnica dei tamponi molecolari consiste nel rilevare frammenti di RNA (acido ribonucleico) del virus attraverso un sofisticato processo di amplificazione virale denominato PCR, dall’inglese “Polymerase Chain Reaction”, in italiano “reazione a catena della polimerasi” oppure RT-PCR dall’inglese “Reverse Transcription Polymerase Chain Reaction”, in italiano “reazione a catena della polimerasi inversa”.
Il metodo del tampone molecolare è stato riconosciuto e validato dagli organismi internazionali per fare la diagnosi clinica di Covid-19 in un soggetto malato, ma viene utilizzato a scopo epidemiologico per rilevare la presenza di residui di RNA del virus SARS-CoV-2 in soggetti sani, che non hanno i sintomi della malattia. Alla popolazione non viene sufficientemente spiegato che il tampone molecolare viene utilizzato per testare i contatti dei soggetti che hanno manifestato la malattia, allo scopo di metterli in isolamento (quarantena) per il tempo previsto. Molti ritengono di proteggersi dalla malattia facendo il tampone, per cui assistiamo a lunghe file di persone, anche in automobile per il “drive in”, tutti in attesa di fare il tampone, in un crescendo di “paura” e di “angoscia”, che ultimamente ha raggiunto limiti inaccettabili.
E’ noto come ultimamente sono notevolmente aumentate le richieste di visite psichiatriche. Anche il ricorso a tamponi a pagamento presso i laboratori privati è significativo del fatto che molti cittadini, presi dalla “paura”, cercano nell’esecuzione del tampone molecolare una sorta di protezione dal virus per sé e per i propri familiari.
La comunicazione dei dati da parte dei telegiornali avviene sempre con riferimento alle ultime 24 ore, ma sappiamo che i tempi di risposta del tampone molecolare in pratica variano da 1 a 2 giorni dal prelievo, da 2 a 6 ore dall’arrivo in laboratorio. Ovviamente i tempi variano molto in riferimento alla tipologia di macchine in dotazione al laboratorio, al personale impegnato e alla quantità dei tamponi da processare nel giorno di riferimento.
Tutti i numeri vengono comunicati come certi e inconfutabili, con conseguenti obblighi di isolamento in quarantena e assoluto divieto di contatti per il tempo previsto, astensione dal lavoro fino all’esecuzione di altri tamponi, fino a quanto non si abbia un risultato “negativo”. Non si fa distinzione tra “sintomatici” ed “asintomatici”, che sono la maggioranza assoluta, 95 su cento, per cui tutti i “positivi” vengono ritenuti e dichiarati “nuovi casi” di soggetti contagiosi da mettere in isolamento.
Nessuno parla della vera sensibilità dei tamponi e della vera affidabilità dei risultati ottenuti con la pratica del tampone molecolare. La sensibilità del tampone molecolare è in media del 98%, quindi inferiore al 100%. Ne deriva in sostanza che su 100 persone infette un tampone molecolare ne individua in media 98. Non si tiene conto che la sensibilità effettiva del tampone dipende anche da altre variabili, come ad esempio le modalità di raccolta del campione. Lo screening può essere eseguito nel momento sbagliato oppure il campione può non essere stato inserito abbastanza a fondo nel naso o nella faringe.
Sappiamo che se il prelievo viene fatto nella fase di incubazione o alla fine dell’infezione la quantità di virus troppo bassa, la cosiddetta carica virale, potrebbe non essere rilevata e quindi il risultato potrebbe essere un “falso negativo”. Anche la “positività” non ha certezze in assoluto, tant’è che vi sono i “falsi positivi”. L’esito positivo viene impropriamente interpretato non solo come contatto certo con il virus ma come infezione in atto al momento del prelievo. In definitiva, viene ignorato il fatto che essere “positivo” non necessariamente significa essere “contagioso”.
Sappiamo che la contagiosità è massima nelle 48 ore precedenti l’esordio dei sintomi e per circa sette giorni dopo, al massimo per due settimane. Alcune persone restano positive per mesi, ma dopo un certo tempo non sono più contagiose.
Il tampone viene processato con un procedimento di amplificazione dei residui di RNA virale ripetuto circa trentacinque volte, per cui l’esito diviene così sensibile da individuare tracce di RNA virale, ma si tratta di frammenti di virus “inoffensivi”, incapaci di replicarsi. Tuttavia in Italia l’esito “positivo” del tampone viene obbligatoriamente segnalato alle autorità sanitarie competenti e quindi come tale comunicato in televisione, sul web e sulla carta stampata.
Per chi fa un tampone è subito un grande disagio, in quanto è obbligato ad attendere l’esito in isolamento. L’esito positivo comporta la comunicazione alla ASL, che dispone l’isolamento e assume la vigilanza del soggetto positivo, anche senza sintomi di malattia quindi persona sana, non malata, presunta “contagiosa” senza possibilità di appello. La persona il cui tampone ha dato esito positivo ha l’obbligo di isolamento e di quarantena, che viene esteso anche ai contatti stretti, familiari, colleghi o compagni di scuola. L’isolamento e la quarantena termineranno quando due tamponi successivi sono negativi o dopo un periodo di 14 giorni, nel caso non si sia fatto il tampone di controllo. Per ritornare alla vita normale sono necessari due tamponi negativi. La necessità di avere due tamponi negativi per essere dichiarati non contagiosi è contestata da molti scienziati, i quali sono convinti che un singolo tampone negativo potrebbe essere sufficiente a indicare la avvenuta risoluzione dell’infezione. Resta il problema dei falsi positivi e dei falsi negativi, a volte con la malattia già in corso, del quale poco o nulla si parla.
– Dottor Nunzio Antonio Babino –
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