Il dottor Nunzio Antonio Babino, già Direttore Sanitario dell’ospedale “Luigi Curto” di Polla, attraverso Ondanews ha voluto approfondire la tematica della paura del Covid-19. Da competente della materia, ha approfondito e documentato il proprio punto di vista con citazioni pertinenti. Offriremo ai lettori una serie di pubblicazioni a firma del dottor Babino che ci auguriamo siano utili ad affrontare l’attuale emergenza sanitaria prendendo in considerazione il parere di un esperto.
E’ noto che il virologo Prof. Giulio Tarro ha scritto un libro che porta il titolo “Il virus della paura”, intendendo che il SARS Cov-2, questo è il nome del virus che causa la malattia denominata Covid-19, è diventato un grande portatore di “paura” tra la popolazione. Riflettendo sugli eventi delle ultime settimane, dobbiamo riferirci alla “paura del virus” come soggetto attualmente dominante sul virus stesso. Infatti non vi è dubbio che “la paura del virus” ha inciso negativamente e in modo sproporzionato sulla “fiducia” della popolazione nel sistema sanitario, causando livelli di paura individuale e collettiva prima assolutamente inimmaginabili, oltre il pericolo reale, ancorché si tratti di una malattia sicuramente seria dal punto di vista clinico.
Il problema “Covid”, come sinteticamente viene riferito dagli strumenti di comunicazione di massa, ha investito le popolazioni sul piano epidemiologico, visto che si tratta di un virus che si diffonde facilmente da una persona all’altra. Appare più che legittima la domanda: Perché la “paura del virus”, soprattutto nelle ultime settimane, si è diffusa oltre il normale “livello di paura” che è ragionevole avere nei confronti di una malattia infettiva? Ritengo che la risposta sia da ricercare innanzitutto in una comunicazione quotidiana sbagliata da parte dei mezzi di informazione, poi nell’uso improprio dei tamponi molecolari, non spiegando alla popolazione lo scopo del loro uso e non facendo conoscere la loro affidabilità. Infine estendendo l’uso dei tamponi a tutti i cosiddetti contatti. Il disorientamento dei cittadini sembra inoltre essere alimentato da un atteggiamento della politica che dimostra avere un certo interesse a protrarre lo stato di emergenza, nel tentativo di governare le conseguenze economiche sul lavoro e sulla produttività, esercitando il potere politico come mai si era verificato negli anni passati. Necessariamente per contrastare efficacemente il virus SARS Cov-2 dobbiamo immaginare una svolta decisiva nel prossimo futuro.
COMUNICAZIONE SBAGLIATA IN TV E SULLA CARTA STAMPATA
Ormai da otto mesi, ogni giorno, vengono comunicati dati che in realtà sono relativi alla diffusione del virus tra la popolazione, rilevata quotidianamente attraverso i tamponi, piuttosto che alla malattia. Nelle ultime settimane, sono stati fatti ogni giorno sempre un maggior numero di tamponi e di conseguenza sono stati individuati sempre un maggior numero di soggetti “positivi” al test. La comunicazione dei dati viene fatta sempre con toni finalizzati ad evidenziare il continuo crescere dei “numeri” e della cosiddetta “curva epidemiologica”, per cui viene creato un allarmismo crescente tra la popolazione, che inevitabilmente fa crescere la paura. Ogni giorno, con la paura cresce anche l’angoscia ed il disorientamento delle persone, che inevitabilmente perdono fiducia nelle istituzioni ed anche nel sistema sanitario, che deve svolgere la funzione di tutela della salute individuale e collettiva.
Ultimamente, con il crescere quotidiano dell’uso dei tamponi molecolari, che il 26 ottobre, secondo il Bollettino ufficiale del Ministero della salute, sono stati in Italia 17.012.000, i dati sul “Covid” devono essere oggetto di una riflessione seria ed attenta da parte delle Autorità preposte al controllo e al contenimento dell’epidemia. Esaminiamo i dati in Italia del 26 ottobre 2020, giorno successivo a quello in cui il Governo Conte ha annunciato per l’ennesima volta il nuovo DPCM che impone nuove misure restrittive, che si aggiungono a quelle emanate in precedenza. Su 124.686 tamponi eseguiti (161.880 nel giorno precedente) vengono annunciati 17.012 risultati “positivi” (21.273 nel giorno precedente), in diminuzione rispetto al giorno precedente. Calcoliamo la percentuale dei “positivi” rispetto ai tamponi fatti il 26 ottobre e otteniamo 13,64% (11,97 % il giorno precedente). Dal punto di vista epidemiologico, se i tamponi fossero stati fatti su tutta la popolazione italiana di circa 60.000.000 persone, 13,64% sarebbero risultati positivi, quindi sono presenti in Italia 8.184.000 “positivi” (7.182.000 “positivi” il giorno precedente), di cui 17.012 “nuovi positivi” da mettere in quarantena.
La differenza tra la percentuale di “nuovi positivi” tra il 25 e il 26 è statisticamente di 1.002.000 (oggi 8.184.000 – ieri 7.182.000). Che senso ha metterne in quarantena soltanto 17.012, cioè il 13,64% delle persone testate oggi? E gli altri statisticamente “positivi”, non testati nella giornata, ma comunque effettivamente presenti nella popolazione, quanti sono? Non è dato sapere, perché i tamponi non sono stati fatti a tutta la popolazione. Evidentemente non è possibile effettuare i test su tutta la popolazione nello stesso giorno, né nell’arco di più giorni, per ovvie ragioni di difficoltà organizzative e non solo. Risulta altresì evidente che il risultato dei tamponi è riferito alla giornata in cui vengono eseguiti i test e realisticamente non è possibile immaginare che i “positivi” siano sempre e comunque “contagiosi”.
Un sicuro fattore di allarme e quindi di paura nei confronti del virus è dovuto al fatto che sistematicamente, nell’annunciare i numeri relativi ai “positivi”, si parla sempre di “nuovi casi”, come se per questi soggetti si trattasse di malattia Covid-19 conclamata. Ultimamente viene utilizzato anche il termine “asintomatici”, evitando accuratamente di precisare che non si tratta di persone malate, ma di persone che hanno avuto un pregresso contatto con il virus. Eppure queste persone sono la maggioranza dei “positivi”, ben il 95%, ovvero su 100 positivi i malati con sintomi sono soltanto 5. Di essi probabilmente 2-3 persone possono essere curate a casa, mentre circa 2 persone o poco più hanno bisogno di ricovero ospedaliero. Ben 90 persone su cento non avranno la malattia. E’ abbastanza chiaro, quindi, come il virus SARS Cov-2, pur essendo molto contagioso, causa la malattia Covid-19 in casi numericamente limitati e comunque la malattia ha una bassa letalità rispetto ad altre malattie virali, come ad esempio l’AIDS, causata dal virus HIV, oppure la malattia causata dal virus Ebola.
Tuttavia tutti i telegiornali, ogni giorno, come se si trattasse di reti unificate, comunicano numeri “in crescita”, “impennate” come non mai e “curve in salita” rispetto al giorno precedente, confondendo i soggetti “asintomatici” con i soggetti “malati”. E’ evidente che nei cittadini che ascoltano ogni giorno cresce “la paura” del virus. Cui prodest? A chi giova? Certamente non giova alle persone che ascoltano, le quali, in continuo stato di “paura”, finiscono con il farsi prendere dall’angoscia, con conseguente diminuzione delle capacità di difesa immunitaria, diventando altresì più vulnerabili rispetto alla probabile aggressione del virus.
– Dottor Nunzio Antonio Babino –
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