Quattro anni fa, il 13 maggio 2014, la 26enne di Policastro, Maria Dorotea De Sia, perdeva la vita in un incidente stradale a Bisceglie mentre viaggiava a bordo di un’Audi A6 station wagon guidata da Pantaleo Mauro D’Addato. Fatale fu il violento impatto contro un pilone in pietra e cemento su una strada nei pressi del lungomare della cittadina pugliese, a 500 metri da casa.
La madre Pietrina Paladino, insieme al padre Donato Di Sia, non si è mai data pace per la morte di Dorotea ed ha cercato con fatica di trasformare il dolore e la rabbia in coraggio e impegno per chiedere giustizia, non vendetta. Lo ha fatto anche oggi a “Storie“, il programma di Eleonora Daniele in onda tutte le mattine su Rai Uno.
“Il mio appello non riguarda solo noi ma tutte le famiglie che come noi hanno perso qualcuno in un incidente stradale – si è sfogata Pietrina – Non è giusta una pena così bassa per il conducente“.
La donna ha chiesto giustizia nello specifico per la morte della sua Dorotea ed ha ripercorso la dinamica del tragico incidente per il quale è stato ritenuto responsabile il 39enne parente del fidanzato della giovane, condannato con rito abbreviato nel 2015 a 3 anni di reclusione con interdizione dai pubblici uffici, confisca del veicolo e revoca della patente di guida. D’Addato è ancora a piede libero. In seguito alle analisi effettuate in ospedale era stato riscontrato un tasso alcolemico di gran lunga superiore al limite massimo previsto dalla legge ed aveva nel sangue due tipi di droghe: cannabis e cocaina, quest’ultima presente nel sangue in un quantitativo di 11 volte superiore al limite consentito.
In studio stamattina anche l’avvocato Gian Ettore Gassani. “L’autovettura è un’arma – ha dichiarato il noto penalista – In America e altrove in Europa si va in galera subito, mentre nel nostro Paese tutto ciò non accade“.
Maria Dorotea era conosciuta anche nel Vallo di Diano perché aveva frequentato il Liceo Artistico di Teggiano.
– Marianna Vallone –