La Corte Costituzionale, chiamata oggi a pronunciarsi sulla costituzionalità del Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi (meglio nota come “legge Severino“), ha rigettato, come infondato, il ricorso.
A pronunciarsi sull’art. 11, c. 1°, lett. a) (“Sospensione e decadenza degli amministratori locali in condizione di incandidabilità”), dopo la Camera di Consiglio, il giudice relatore de Pretis.
Nella fattispecie la questione era stata sollevata dinanzi alla Consulta in merito al caso relativo al sindaco di Napoli Luigi de Magistris, condannato ad un anno e tre mesi per abuso d’ufficio nel processo “Why Not” (il Tar Campania decise di sospendere l’efficacia del provvedimento).
Ma non può non investire anche le vicende legate al Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, prima sospeso per effetto della Severino a causa di una condanna in primo grado per abuso d’ufficio e poi insediatosi grazie all’accoglimento del ricorso contro la sospensione da parte del Tribunale civile di Napoli.
In serata giungono repentine le dichiarazioni del Presidente De Luca. “La decisione della Corte Costituzionale – dice il Governatore campano – non ha alcun rilievo giuridico per quanto riguarda la mia vicenda. Sono ben più numerosi e di diverso spessore giuridico i rilievi di costituzionalità che la Corte sarà chiamata a valutare su remissione del Tribunale civile di Napoli per la mia vicenda. È penoso e propagandistico il tentativo di fare confusione fra le due distinte vicende. Fino alla pronuncia della Corte costituzionale sul mio specifico caso continuerò ad esercitare regolarmente e legittimamente le mie funzioni“.
– Chiara Di Miele –