“Mi sono aggrappata alla fede e ora annuncio la speranza“. Così la storia della giornalista di Salvitelle, Lucia Giallorenzo, finisce sulle pagine di “Pietrelcina, la terra di Padre Pio“, la rivista ufficiale dei Frati Cappuccini di Pietrelcina. Lucia soffre di una neoplasia rara, un tumore neuroendocrino (5 casi ogni 100mila abitanti per anno).
Sulla rivista dei Frati Cappuccini Lucia racconta il suo calvario fisico e morale, contrassegnato però da una grande forza d’animo e da una fede profonda. “Continuo a pregare anche con chi occupa un letto accanto al mio – afferma -. Assaporo il gusto spirituale di una preghiera diversa da quella abituale. Non sono parole che si ripetono in un’Ave Maria comunitaria. È un Santo Rosario che sgorga dal cuore di una figlia in dialogo con la Mamma Celeste. Sulla spalliera del letto qualcuno ha lasciato un’immaginetta di San Padre Pio da Pietrelcina. Un devoto/a come me“.
La giornalista spiega ancora sulla rivista che “il percorso della sofferenza apre ad un mondo nuovo che punta all’essenziale, al bisogno di serenità, a dialoghi fecondi, a condivisioni di parole che aiutano, soccorrono e sono in grado di fortificare lo status interiore fragile“. Nel suo articolo anche un riferimento al dottor Nestore Rossi, rinomato professionista del territorio che dopo la diagnosi le ha indicato la strada da percorrere con immediatezza, al biologo, il dottor Francesco Fernicola, che l’ha seguita nel lungo calvario dei prelievi, sempre più difficili dopo i cicli di chemioterapia, ed al suo medico curante, il dottor Renato Pucciarelli.
Poi un riferimento agli affetti e alle amicizie vere. “Un ruolo importante per un malato oncologico – dichiara Lucia – lo riveste la prossimità degli affetti familiari, dei veri amici che si rivelano proprio nel tempo della prova, di parenti e conoscenti che aprono il cuore ad un’attenzione non compassionevole ma sentita, autenticamente profonda, spontanea e semplice. È la semplicità a condurre i dialoghi interpersonali. Nel cuore del malato oncologico non c’è più spazio per una falsa normalità di rapporti superficiali“.
“Ho cercato la bellezza anche dove non c’era – scrive in conclusione del suo intervento su “Pietrelcina, la terra di Padre Pio”- . Ho creato armonia nei luoghi di sofferenza attraverso un sorriso, una battuta. La cosa più difficile per un malato oncologico è capire quale sia la strada da percorrere. Il malato oncologico ha due nemici da combattere: uno dentro (il tumore) e l’altro fuori (Covid-19). Lo slogan-impegno ‘Io resto a casa’ non è valido per chi lavora e per chi, come me, segue terapie salvavita“.
– Chiara Di Miele –