La Certosa di San Lorenzo a Padula aderisce a #Fumettineimusei, il nuovo progetto del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.
Si tratta di un progetto rivolto ai ragazzi che partecipano ai laboratori didattici museali, una campagna social che fa concorrere tutti i musei e parchi archeologici italiani nel proporre raffigurazioni che in qualche modo possano rimandare all’arte del fumetto. Le varie opere che rimandano ai fumetti, sono postate su tutti gli account social con l’hashtag #Fumettineimusei: l’obiettivo della campagna è coinvolgere i visitatori a cercare e fotografare nelle collezioni degli oltre 420 musei, parchi archeologici e luoghi della cultura statali tutto ciò che “ricorda, richiama o anticipa le tecniche del fumetto”.
Un’iniziativa che punta sempre di più, ad un connubio tra mondo social e cultura e che è stata accolta in pieno da Valentina Verga, guida turistica di Padula che ha voluto richiamare l’attenzione sulla Certosa di San Lorenzo con alcuni scatti ai disegni realizzati dagli internati nel campo di prigionia allestito in Certosa durante la Seconda Guerra Mondiale.
La Certosa, dall’aprile 1942 alla fine del 1945 fu usata come campo di prigionieri di guerra, il 371 P.W.Camp, ed ospitava ex ministri, alti ufficiali dell’esercito e della polizia, gerarchi locali, fascisti repubblicani, sospetti di spionaggio, collaboratori dei tedeschi, ma anche operai e modesti impiegati che nulla avevano avuto a che fare con il regime fascista e addirittura ricchi israeliti napoletani che avrebbero dovuto essere tra i liberatori sfuggiti alle rappresaglie naziste. Il tutto era gestito dagli inglesi, con la collaborazione di greci e indiani. Una testimonianza di quello che fu, il triste periodo del secondo conflitto mondiale con circa tremila prigionieri che furono seviziati: alcuni di essi, hanno tramandato dei fumetti che si trovano sulle pareti degli ambienti sottostanti lo scalone ellittico della Certosa e che esprimono il pensiero del prigioniero.
Da una raffigurazione intitolata “Il sogno dello squarcione” a firma “Francesconi” e datato 17 luglio 1945, a “Il sogno del prigioniero” con un gruppo di topi armati che ballano in un macabro rituale intorno ad un palo con sopra un gatto nero e che rappresenta la disfatta del nemico, sono diversi gli esempi che Valentina Verga ha voluto portare all’attenzione nazionale.
“Una forte testimonianza della triste permanenza di migliaia di prigionieri – riferisce Valentina Verga – raffigurazioni che richiamano alle tecniche del fumetto che andrebbero preservate, restaurate e rese sempre fruibili ai visitatori al fine di rendere vivo il ricordo del passato e degli effetti devastanti delle guerre”.
– Claudia Monaco –