“La Regione Basilicata si opporrà con tutte le sue forze ad ogni ipotesi di ubicazione nel proprio territorio del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi”.
Lo hanno dichiarato il Presidente della Regione Vito Bardi e l’assessore all’Ambiente Gianni Rosa a seguito della pubblicazione della Carta delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, che vede anche alcune zone della Basilicata fra le aree indicate dalla Sogin.
“Non eravamo stati informati – hanno aggiunto Bardi e Rosa – e ribadiamo la nostra contrarietà a questa scelta, certi di interpretare il comune sentire del popolo lucano che come è noto a tutti ha già manifestato questo orientamento, in maniera composta ma decisa, 17 anni fa quando fu indicato il sito di Scanzano Jonico. Ora come allora il nostro territorio, che contribuisce in maniera rilevante al bilancio energetico del Paese con le proprie risorse naturali, non può essere ulteriormente gravato da una attività che rischierebbe di mettere in discussione e di pregiudicare la prospettiva di sviluppo sostenibile che con tanta fatica, in questa difficile congiuntura dovuta all’emergenza sanitaria in atto, le istituzioni e le forze economiche e sociali stanno cercando di concretizzare”.
Tra le aree individuate figurano anche Oppido Lucano ed Acerenza. Il 30 dicembre la Sogin, la società pubblica di gestione del nucleare, ha ricevuto il nulla osta del Governo e nella notte tra il 4 e il 5 gennaio ha pubblicato la documentazione completa.
Le aree sono suddivise per colori: il verde indica quelle più idonee dove c’è la zona a cavallo tra le Murge e la provincia di Matera. In particolare tra le aree interessate risultano anche Genzano, Irsina, Matera, Bernalda, Montalbano e Montescaglioso. Rientrano anche diverse aree della provincia di Potenza, che però vengono considerate meno idonee.
I criteri con cui sono state individuate le aree più idonee ad ospitare lo stoccaggio di rifiuti nucleari sono: l’area che dovrà ospitare il deposito dovrà essere poco abitata, con una sismicità modesta, senza vulcani né rischi di frane e alluvioni. Inoltre non dovrà trovarsi a più di 700 metri sul livello del mare o su pendenze eccessive, né molto vicina al mare.
Il deposito sarà formato a matrioska e al suo interno ci saranno 90 costruzioni in calcestruzzo armato dove verranno collocati grandi contenitori in calcestruzzo speciale per contenere i rifiuti radioattivi. Questi rifiuti provengono dal mondo civile, industriale, della ricerca o medico ospedaliero.
“Nella consultazione pubblica che è stata prevista – concludono Bardi e Rosa – la Regione produrrà una serie di osservazioni negative che in queste ore sono in corso di elaborazione. A questo scopo giovedì mattina alle 10,30 si terrà una riunione via web con tutti gli organismi regionali coinvolti ossia Arpab, sindaci interessati e presidenti delle Province per discutere e approfondire ogni aspetto della vicenda”.
Tra le regioni individuate anche il Piemonte, il Lazio, la Sicilia, la Sardegna e la Puglia.
– Claudia Monaco –