E’ una storia di solidarietà e sensibilità quella che vede come protagonista Carlo Vertuccio, finanziere 45enne originario di Teggiano, da 16 anni stabilizzato per lavoro a Bologna. Carlo, infatti, è stato tra gli attivisti di un’importante missione umanitaria in Togo con l’Associazione Volontari Italiani Amici Togo di Borgo Tossignano, in provincia di Bologna, un’organizzazione laica, composta da medici, infermieri e volontari, che dal 2005 presta la sua opera in uno degli Stati più poveri dell’Africa attraverso almeno due missioni all’anno.
Dal 24 ottobre all’8 novembre Carlo e gli altri volontari hanno messo su veri e propri ambulatori temporanei, dove medici di base, dentisti e ginecologi hanno effettuato centinaia di visite al giorno, soprattutto a bambini affetti da malaria e HIV. Hanno inoltre distribuito ai genitori i contributi finanziari per le adozioni a distanza, portato vestiario, latte, cibo e materiale scolastico in due orfanotrofi, incontrato la gente di un villaggio nel mezzo della foresta privo di energia elettrica, acqua corrente e rete fognaria e in cui quasi tutti i piccoli soffrono di dissenteria e vermi all’intestino. L’associazione ha raccolto i fondi necessari per la realizzazione di un pozzo d’acqua al centro del villaggio nel prossimo mese di gennaio e per eseguire, in un altro villaggio, due interventi chirurgici di ortopedia su due ragazzi con braccia fratturate e non curate da mesi.
Carlo è un amante dei viaggi (ha visitato il Sud America, il Nord Africa, l’Oriente) ma questa volta ha voluto prendere parte ad un’esperienza diversa dal solito. “Ho voluto partecipare ad un’avventura che uscisse dallo stereotipo del turista – racconta ad Ondanews – volevo capire da un lato, cosa poteva significare ‘vivere’ in prima persona posti, luoghi, situazioni, realtà e spaccati socio-umanitari diversi dal quotidiano, dall’altro, cosa potevo fare io, fattivamente, per questa gente, se potevo, in qualche modo, rendermi utile e dare un piccolo contributo, soprattutto pratico, a queste realtà“.
E’ entusiasta quando parla della missione, nonostante la stanchezza per le giornate intense. “Al tramonto, eravamo praticamente distrutti – afferma – ma la fatica era ampiamente ripagata dallo sguardo di una madre che ci ringrazia per aver curato la malaria al proprio bimbo in fasce, dallo sguardo dei bimbi che, pur senza avere nulla, scalzi e sporchi di fango, erano felici per il dono di una matita, di un vestitino, di una caramella da parte di noi ‘Yovo’ (in lingua locale ‘uomo bianco’), dallo sguardo altrettanto felice di quella gente del villaggio che finalmente potrà avere l’acqua, dalle lacrime negli occhi dei due ragazzi che verranno operati al braccio grazie ai fondi da noi forniti. Sono rientrato da 3 giorni a Bologna eppure non riesco a togliermi dalla mente quegli sguardi, quei sorrisi, quei luoghi. Proprio per questo invito operatori sanitari e medici a mettersi in contatto con l’associazione, se interessati a partecipare, i semplici volontari, come me, che possono comunque dare una mano concreta, i privati, le aziende che vogliono partecipare alla realizzazione di altre opere e progetti e altre associazioni di volontari disposte a mettere in rete le proprie attività“.
– Chiara Di Miele –