- Don Gianni, il Meeting del Mare rimane a Marina di Camerota. Questo vuol dire che, alla fine, il dialogo aiuta sempre?
“Certo che il dialogo aiuta. Io sono un infaticabile fautore di dialogo. Il Meeting è dialogo. Tra uomini e storie. Ma il dialogo esige uno spirito di grande rispetto e di reciprocità. Spesso se diventa compromesso non è più dialogo ma rassegnazione. Il Meeting resta a Marina nel senso che parte da Marina e si allunga verso altre località cilentane, Sapri e Agropoli. Per me ampliare i confini dell’evento era diventato necessario. Irrinunciabile”
- Quanto è importante questa manifestazione, soprattutto per il territorio cilentano?
“Il Meeting è un evento molto atteso. Tutti ne abbiamo bisogno. Chi per puro amore dell’arte e della musica. Chi per il desiderio di incontrare gente. Chi per raddrizzare un po’ le necessità lavorative. Di questi tempi fa bene. Il Cilento ha assoluto bisogno di cariche di energia. È un territorio meraviglioso ma rischia di rimanere una lontana e irraggiungibile periferia”
- Per un prete, amato e benvoluto dalla sua comunità come sei tu, quanto costa, in termini anche di sacrificio, impegnarsi in maniera intensa nel sociale in generale e per i giovani in particolare?
“Per un prete niente è facile. Se pensa solo al culto è uno che non fa niente. Se si impegna nel sociale esce fuori dal seminato e desta sospetti e ostilità. Ma è un rischio che vale la pena correre. Investire sui giovani è sempre molto rischioso. Anzi pericoloso. Ma come si fa a non correre questo pericolo? Senza perdere non si guadagna niente”
- Qualche messaggio particolare ai detrattori, a quelli che pensano che il Meeting del Mare offra solo occasioni di “perdizione” ai giovani?
“In generale non mi piace parlare ai detrattori. Perché dovrei? Non ne avverto nè il bisogno, nè il dovere. Il detrattore spesso è un soggetto cupo, ambiguo, infelice e la sua è una vita ossessionata da ciò che si sforza di vedere solo negli altri. Devono impegnarsi a guarire. L’unica vera perdizione per i nostri giovani sta nella solitudine dei loro paesi, nel vuoto culturale e sociale, nel clima di diffidenza e sospetto che li avvolge. In un grande evento, tra migliaia di giovani, è possibile imbattersi in qualche fenomeno di devianza. Ma ce ne sono molti di più e più gravi, nei posti irraggiungibili, tristi e spopolati dove in generale i nostri ragazzi vivono i loro anni più fragili e più fertili”
- Parlando di te, recentemente, il Vescovo Antonio De Luca ebbe a dirmi “Don Gianni è un sacerdote bravissimo e guai a chi me lo tocca”. Quanto è importante essere sorretti, sempre e comunque, dal proprio Vescovo?
“Il sostegno del Vescovo è fondamentale per un prete impegnato. Se non lo avessi forse me ne andrei, come più volte ho meditato di fare in passato. Sentire che, quando tutto e tutti possono esserti contro, il tuo Vescovo ti ha capito e ti sostiene, ti dà motivo di pensare che forse hai un po’ di ragione e che vale la pena continuare a lottare. Conosco preti meravigliosi che per colpa di Vescovi ottusi e ignoranti hanno sofferto molto e addirittura hanno lasciato la Chiesa. Il mio Vescovo è un uomo di Spirito e di futuro”.
– Rocco Colombo –