Giuseppe Blasi, già Direttore del TGR Campania da 30 anni alla Rai, dopo aver collaborato con La Domenica del Corriere, Il Tempo e La Gazzetta del Sud è, attualmente, coordinatore dei corsi della Scuola di giornalismo dell’Università di Salerno sulla formazione dei giovani giornalisti.
- Direttore Blasi, il giornalismo è sempre il più bel mestiere del mondo?
“Si, è sempre il più bel mestiere del mondo ma dobbiamo saperlo vivere nel nostro tempo e non con la testa rivolta al passato. Sempre, però, con professionalità e correttezza”
- Oggi è più facile o più difficile di ieri “fare” il giornalista?
“Ogni tempo ha il suo tempo. Oggi un bravo giornalista non può fare a meno delle Tecnologie Informatiche Comunicative, però deve ricordarsi sempre di essere il San Tommaso dell’informazione: vedere, toccare, raccontare. Ecco, il giornalista, oggi, forse ha perso un po’ la capacità di saper guardare ai fatti e di capire perché avvengono ed accadono”
- Troppi giornalisti “improvvisati”?
“Purtroppo oggi ci si affida spesso, purtroppo, a quanto gli altri hanno visto, magari utilizzando i social network e, pur di stare sulla notizia, si scrive prendendo ciò che gli altri raccontano. Questo non è giornalismo. Da qualche tempo ci facciamo raccontare i fatti da chi non ha un’anima. Le Tecnologie Informatiche Comunicative sono il petrolio del nuovo tempo, ma noi non dobbiamo perdere il gusto, il piacere e la necessità di leggere, interpretare e raccontare i fatti dopo averli visti con i nostri occhi e non con quelli degli altri”
- Oggi l’informazione corre molto più veloce di ieri. Forse questo è il vero problema.
“Ma il problema non è assolutamente arrivare prima degli altri. Questa corsa ad arrivare primi, alla lunga non convince. Ti porta a sbagliare, a raccontare a volte fatti vissuti svoltisi diversamente da come sono stati raccontati magari tramite un post su facebook o tramite altri soggetti che nulla hanno a che vedere con la professione del giornalista. Alla lunga la professionalità di chi, di fronte alla notizia, si ferma, raggiunge il posto dove il fatto si è verificato, racconta dopo aver visto e toccato, paga sempre. Nel giornalismo non conta la fretta bensì la credibilità della notizia. E’ questo che fa la differenza tra i giornalisti presi dalla fretta, i cosiddetti “copia e incolla” e i giornalisti seri. Se non ci fosse questa differenza è come se fossimo tutti sulla linea del traguardo dove nessuno vince. Ed invece bisogna sempre puntare alla vittoria e alla vittoria non ti conduce né la fretta, né l’improvvisazione e né tantomeno il copia e incolla, bensì solo il lavoro, lo sporcarsi le mani, il consumare la suola delle scarpe , in una parola: la professionalità”
- Quindi il giornalista, oggi, deve essere forse più preparato di ieri?
“Si. Rispetto a ieri, un buon giornalista deve essere ancora più preparato, deve sintetizzare varie esperienze ed essere capace di sapersi rapportare con codici che possono riferirsi, di volta in volta, alla carta stampata, alla radio, al web, alla televisione. Per questo considero molto importante la formazione che è assolutamente necessaria. Un buon giornalista deve sapere ricominciare sempre e non sentirsi mai “arrivato”. Umiltà, capacità di ascolto, capacità di rapportarsi agli altri, capacità di rispettare i soggetti coinvolti nella notizia, onestà intellettuale, propensione ad imparare sempre, sono gli strumenti di lavoro che il buon giornalista deve portare sempre con sé. Altrimenti non è un buon giornalista, è altro.”
– Rocco Colombo –