Maria Grazia Cucinotta è un’attrice straordinaria, orgoglio del nostro Paese nel mondo, simbolo della bellezza mediterranea. Ma prima di tutto questo, prima del personaggio, Maria Grazia Cucinotta è una donna che lotta con forza al fianco delle donne e lo fa con determinazione, molto spesso lontano dalle luci dei riflettori.
Nel corso dell’intervista che ci ha gentilmente concesso, ha spiegato con passione il suo impegno quotidiano per le vittime di violenza con la fondazione della Onlus “Vite senza paura”: dalle sue parole emergono tutta la sua tenacia, il suo carisma, la sua umiltà, che confermano, ancora una volta, la grande donna che è.
- Come nasce la scelta di impegnarsi ogni giorno al fianco delle donne vittime di violenza?
Per un senso di giustizia e perché ho avuto un’aggressione quando ero ragazzina; non avere poi un potere mediatico, mi aveva portato un po’ a subire quando sono andata a fare la denuncia. Il fatto di non essere creduta, il fatto di essere donna (e quindi era scontato che era normale, la normalità di tutto quello che è inaccettabile), il fatto di subire violenza e di aspettarselo in quanto donna e quindi preda… questa costante di sentirsi preda era una cosa inaccettabile per me. Per cui, quando ho avuto la possibilità, perché da una parte ho avuto la fortuna di diventare un po’ più popolare, ho iniziato la mia battaglia.
- A questo proposito, nel 2019 hai fondato la Onlus “Vite senza paura”, con la collaborazione di diverse professioniste, tutte impegnate in prima linea nella lotta alla violenza di genere.
Si. All’inizio ho collaborato con tante associazioni però alla fine volevo qualcuno che mi aiutasse ad accompagnare le donne, non a lasciarle. Volevo che ogni donna fosse me. Io mi aspetto tanto e volevo che queste donne fossero accompagnate durante il percorso ed è quello che cerchiamo di fare nel nostro piccolo perché non abbiamo la presunzione di essere grandi o di fare miracoli però non le abbandoniamo mai, lo facciamo in modo personale, rispondiamo sempre in prima persona e non deleghiamo mai.
- Chi si rivolge a questa Onlus che tipo di aiuti può avere?
La prima persona che ascolta la donna che ci chiede aiuto è la nostra psicologa Francesca Malatacca, da lì vediamo il da farsi. Dunque, prima viene l’aiuto psicologico, poi mostriamo la guida dal punto di vista legale. Abbiamo fatto un protocollo d’intesa con l’Arma dei Carabinieri proprio per avere una maggiore tutela da parte delle Istituzioni. Una donna che denuncia è un primo passo, non puoi lasciarla da sola, la devi accompagnare durante questo percorso e proteggerla, seguirla passo dopo passo. Stiamo cercando di fare degli accordi con le varie associazioni industriali e alberghiere per poter avere una via preferenziale per le donne che subiscono violenza al fine di poterle ricollocare, un domani, dal punto di vista lavorativo e dare loro l’indipendenza economica.
- “Vite senza paura” è anche il titolo del libro che hai scritto, edito da Mondadori, in cui racconti alcune storie di donne che hanno chiesto aiuto. Cosa ti ha colpito maggiormente nei racconti di queste donne?
Sono tutte donne che possiamo essere noi. Ognuna di noi ci si può identificare, non esiste uno stereotipo di donna che subisce violenza, le donne sono donne innamorate. Innamorate dell’uomo sbagliato, innamorate in un modo anche un po’ malato, perché poi a volte il non ammettere di aver sbagliato o la paura di cambiare o di lasciare ti porta a vivere una vita che ti può portare alla morte, perché poi l’uomo violento non cambia. A volte abbiamo delle aspettative anche da parte nostra nel dire “ok lo cambierò” o “cambierà” e invece poi alla fine siamo noi a cambiare fino a morire. Fino a quando non esci fuori da questo vortice, proprio come una droga, perché le donne innamorate come le donne picchiate sono donne che non vedono la realtà, ne hanno una visione distorta e offuscata.
- Risalgono a pochi giorni fa le dichiarazioni del primo ministro del Pakistan Imran Khan che ha consigliato alle donne, per evitare di essere violentate, di coprirsi per impedire agli uomini di “cadere in tentazione”. Pensi che questa mentalità sia ancora presente anche da noi?
Dobbiamo cambiare la mentalità dal punto di vista culturale. Dobbiamo insegnare ai nostri bambini a rispettare il sesso diverso con una visione uguale. Non è detto che una donna valga meno di un uomo o che un uomo valga meno di una donna, cioè dobbiamo tralasciare il concetto “uomo/donna” e vedere il talento o le capacità di una persona. Il fatto che una donna sia considerata ancora un oggetto del desiderio o di possesso è una cosa radicata nel Dna delle persone.
- Pertanto dobbiamo partire dall’educazione dei nostri figli?
Guarda, noi donne siamo le prime artefici di questo male in quanto siamo le prime a puntare il dito contro le donne perché vediamo sempre l’altra come una rivale, perché ci può portare via l’uomo, può essere più bella di noi o può avere qualcosa che noi non abbiamo e cominciamo proprio noi per prime a parlare male magari davanti ai bambini e dire “guarda quella come si veste”, “quella è una poco di buono”, “quella sicuramente si comporta male” e inizi ad innescare una bomba che prima o poi esploderà.
- Quindi le donne sono le prime nemiche delle donne?
Si. Le donne non sanno essere complici, non sanno apprezzare la bellezza di un’altra donna, ancora ne hanno paura e ancora, sempre per causa degli uomini, viene vista come una rivale (“o lei o me”). Invece ogni donna deve essere amica delle altre donne perché se non ci vogliamo bene noi non ci vorrà mai bene nessuno come noi.
- Secondo te una donna è libera di agire e di vestirsi come crede senza timore dei pregiudizi?
No. Già se ti metti una minigonna o una scollatura sei una poco di buono, ancora c’è questa mentalità. Secondo me ci deve essere la libertà da parte di ognuno di noi di fare quello che vuole della propria vita senza nessuna forma di giudizio anche perché se ti vuoi mettere appunto una minigonna o una scollatura nessuno deve essere lì a giudicarti.
- Anche tu, simbolo di bellezza per eccellenza, hai subìto questo tipo di critica?
Si, ma tante. “Troppo bella per essere brava”, poi gente che ti ferma, ti parla dopodiché ti dice sorpresa “ma sei anche intelligente, ti devo fare i complimenti”. La gente a volte apre bocca e non si rende conto di quanto possa offendere, non puoi pensare che uno che ti dica “sei anche intelligente” ti stia facendo un complimento: io lo trovo offensivo perché vuol dire che parte dal presupposto che io sia una cretina. Non voglio fare la vittima, né voglio avere paura del mio seno, né del mio fisico: è una vita che sono stata una persona che ha avuto paura di tutto questo ma alla fine arrivata a 50 anni ho detto “ma io sono una donna, non devo avere paura del mio essere donna”. Non dico di ostentare perché non l’ho mai fatto ma nemmeno devo castigarmi o nascondermi per paura di essere giudicata o violentata.
- Per concludere, cosa ti senti di consigliare alle donne che stanno subendo violenza?
Di denunciare alle Forze dell’Ordine. Qualora qualcosa dovesse andare storto, possono comunicare su “Vite senza paura”: noi al momento agiamo su Roma ma cerchiamo di trovare alleanze in giro per l’Italia.
- E alle donne in generale?
Che non devono mai accettare nessuna forma di violenza perché tanto le persone violente non cambieranno mai e di essere amiche delle donne. Se non siamo complici tra noi non cambierà mai nulla.
– Giusy D’Elia –