Avrebbero ottenuto, con le loro cooperative, un ingiusto profitto di 246mila euro, per ospitare 32 migranti in un hotel dismesso situato sul territorio di Tito.
Per questo motivo, a seguito della conclusione delle indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Potenza, per tre persone è stato disposto il rinvio a giudizio.
Nella vicenda sono interessate una cooperativa, che si occupa dell’ospitalità dei migranti, con sede a Potenza, e una società a responsabilità limitata. Per la cooperativa risultano essere rinviati a giudizio il rappresentante legale e il direttore tecnico. Per la società, implicata nel procedimento perché proprietaria dell’immobile, risulta essere indagato il rappresentante legale.
Secondo le indagini, per usufruire dello stabile individuato come location per ospitare un centro temporaneo di accoglienza per un totale di 32 migranti, sarebbero state rese delle dichiarazioni circa alcuni requisiti obbligatori, che poi si sarebbero rivelati non esistenti. Dichiarazioni che erano state rese dalla cooperativa all’atto della risposta del bando pubblicato, diversi anni fa, dalla Prefettura di Potenza, avente ad oggetto proprio l’ospitalità dei migranti nelle strutture.
A fine 2016 all’interno della struttura, situata nel centro abitato in via Roma, sono arrivati gli ispettori dell’Azienda Sanitaria Locale di Potenza. Il personale dell’Asl riscontrò carenze igienico-sanitarie nei locali e, dopo aver interessato il Comune di Tito, il sindaco Graziano Scavone firmò le ordinanze di chiusura. I migranti vennero quindi trasferiti, su disposizione della Prefettura, in altri centri del potentino. La Procura contesta ai tre diversi casi di falso.
Per loro il processo presso il Tribunale di Potenza prenderà il via l’8 novembre prossimo.
– Claudio Buono –