Niente remissione in libertà per Angelo Salinardi e Pierluigi Mario Saponara, nipote di Salinardi.
Il Tribunale del Riesame di Potenza ha infatti confermato la misura cautelare degli arresti domiciliari per i due, il primo imprenditore, ex sindaco e consigliere comunale di minoranza (sospeso dal Prefetto dopo l’arresto) e il secondo imprenditore operante nel settore della logistica nell’indotto “Stellantis” di Melfi.
Sono gli unici due indagati dell’operazione “Black Gold”, sui sedici arrestati, la cui misura cautelare non è stata sostituita o alleggerita. Per tutti gli altri indagati, già nei giorni scorsi, i Giudici avevano disposto la sostituzione degli arresti domiciliari con altre misure meno restrittive, come obblighi di dimora a Ruoti e divieto di avvicinamento alla persona offesa. Il Riesame si è espresso anche sul carabiniere Davide Malatesta e su Gerardo Scavone, quest’ultimo definito dagli investigatori quale “persona di fiducia di Salinardi”. Per il brigadiere della Compagnia di Potenza annullati gli arresti domiciliari, sostituiti con il divieto di tornare in servizio per dieci mesi (annullata l’accusa di favoreggiamento, esclusa una aggravante per un altro capo di imputazione), per Scavone invece è stata revocata la misura degli arresti domiciliari ma con il divieto di avvicinamento al sindaco Scalise (annullati, inoltre, due capi di imputazione su tre).
Salinardi, Saponara, Scavone e Malatesta sono difesi dall’avvocato Pantaleo Chiriaco, che attende le motivazioni del Riesame per valutare un ricorso e chiedere nuovamente la scarcerazione di Salinardi e Saponara. Per Salinardi annullati quattro capi di imputazioni inerenti l’indagine su Ruoti, mentre resta ai domiciliari per l’altro filone d’inchiesta sulle presunte attività corruttive imprenditoriali.
L’indagine, lo ricordiamo, riguarda due filoni di inchiesta portati avanti dalla Procura di Potenza. Il primo, che vede come parte offesa il sindaco di Ruoti, Anna Maria Scalise. Secondo gli investigatori oggetto di una serie di atti e iniziative tese a costruire su di lei una vera e propria macchina del fango per costringerla a dimettersi e farsi da parte insieme alla sua Amministrazione.
Indagini che si sono avvalse di numerose intercettazioni. L’altro filone d’inchiesta riguarda invece presunte attività corruttive all’interno nell’indotto industriale dell’ex Fca di Melfi. Angelo Salinardi, infatti, risulta essere indagato sia per i fatti che riguardano il sindaco di Ruoti che quelli dell’altro filone d’inchiesta che tocca attività imprenditoriali. Anche il nipote, Pierluigi Mario Saponara, è indagato nello specifico per questa seconda circostanza.
L’indagine all’alba dell’8 febbraio aveva portato all’arresto di 16 persone tra consiglieri di minoranza, imprenditori, familiari di Salinardi, giornalisti e dipendenti comunali.
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