Dopo l’ennesimo incidente di caccia verificatosi nella giornata di ieri, il Delegato del WWF Campania Piernazario Antelmi interviene chiedendo controlli e normative più severe.
“Ogni anno alla fine della stagione venatoria si contano oltre un centinaio di vittime ‘umane’ – si legge in un comunicato stampa – L’ultimo omicidio della caccia risale a ieri, lunedì 18 dicembre, a Sala Consilina dove un cacciatore ha ucciso il fratello di 34 anni, scambiandolo per un cinghiale”.
Dopo la morte del giovane cacciatore i Verdi della Campania hanno chiesto di chiudere la caccia.
“Assurdo morire così nel 2017 – riferisce Antelmi – Continuiamo a sprecare soldi ed energie per gente che ancora si diverte a sparare agli animali. Il prossimo Parlamento vieti la caccia in tutta Italia. Non sempre i cacciatori si sparano tra di loro: tra i ‘fucilati’ all’improvviso, senza colpa o diritto di replica, anche un cercatore di funghi, un bambino, una nonna, il ciclista di passaggio, l’anziano che raccoglieva castagne nel bosco o i bambini che giocavano in cameretta con la finestra aperta. Tempo fa fece scalpore l’omicidio di un prete, accampato con i ragazzi della parrocchia in un bosco e freddato all’alba perché scambiato per il solito ungulato.
Secondo le statistiche dell’Associazione Vittime della Caccia al 31 ottobre sono 44 le vittime di armi da caccia e cacciatori, (4 i morti e 7 i feriti tra i non cacciatori, tra cui una bambina), 27 i feriti 17 i morti in totale. A questi vanno aggiunti gli incidenti da novembre ad oggi: altre 19 vittime (morti e feriti) a causa di detonazione di armi da caccia o ad opera di cacciatori. In totale 63 vittime.
“Ci fosse un TG che ne parla – dichiara Claudio d’Esposito del WWF Terre del Tirreno – Di solito tali fatti vengono derubricati come ‘incidenti possibili’ della caccia e se ne legge in blog e cronache locali. È una cosa gravissima! Poi ci sono i danni al patrimonio naturale. Tra uccisioni, ferimenti e abbattimento di specie protette è un vero schifo. Ai ‘prevedibili’ danni alla natura si aggiungono le fucilazioni di umani. Le più pericolose sono le battute di caccia al cinghiale: si spara con fucili potentissimi a ‘palla unica’ con una gittata di 1,5 chilometri e ad altezza d’uomo. Tale situazione è da sempre esistita ma solo oggi, grazie ai nuovi mezzi di comunicazione, emergono dati mai considerati prima.
“Ci vogliono maggiori controlli e più stringenti sulle licenze e soprattutto – aggiunge Antelmi – andrebbe rivista la durata delle licenza di caccia per le persone anziane che dura 6 anni. Per andare in auto ci obbligano a non bere, mettere le cinture, fare attenzione alla nebbia, non parlare al cellulare. Non vedo perché tanto astio e opposizione da parte dei ‘seguaci di Diana’ quando si parla di voler ridurre gli incidenti mortali durante la pratica dello sport più pericoloso che c’è, non solo per chi lo pratica!”.
“E mentre dissertiamo sulla caccia e i suoi ‘limiti e danni’ – conclude d’Esposito – i fonofili ogni primavera echeggiano sui monti, il martedì e il venerdì qualcuno armato di fucile continua a sparare, anche su aree percorse di recente dalle fiamme, le reti vengono issate, i cardellini catturati e venduti sul mercato clandestino, i pallini rimbalzano sulle case, chi protesta viene minacciato. Si è ormai forzata la mano riuscendo ad ottenere un controllo quasi inesistente dell’attività venatoria. Quotidianamente riceviamo al WWF segnalazioni di atti di bracconaggio reiterati e continui e spesso arroganti e violenti ai danni di cittadini inermi, ma oltre ad un pugno di uomini, volontari WWF ed ex-Forestali con i quali lavoriamo da sempre, non sembra ci siano tutte queste guardie venatorie attive e sensibili sulle tracce di tali cacciatori erranti. Sarebbe ora che le associazioni venatorie si decidessero a mettere alla porta i vari bracconieri che affollano le file dei possessori di licenza di caccia”.