Diciotto anni per avere giustizia. Vittima della lentezza della macchina giudiziaria, questa volta, è stata una famiglia di Laurino. Era il 6 giugno del 2000, infatti, quando Vito Gregorio, 60enne di Laurino, fu travolto da 90 metri cubi di terreno durante i lavori di realizzazione delle condotte fognarie nel comune alburnino.
Dopo otto anni dal tragico evento, il Tribunale di Vallo della Lucania, il 15 dicembre del 2008, dichiarò il reato estinto per sopravvenuta prescrizione. A tale decisione si opposero le parti civili e la Procura Generale presso la Corte di Appello di Salerno, impugnandone la sentenza.
La Corte di Appello di Salerno assolse i quattro imputati, tre originari di Laurino ed uno di Teggiano, la cui sentenza, però, fu annullata dalla IV Sezione Penale della Suprema Corte di Cassazione che trasmise gli atti alla Corte di Appello di Napoli la quale condannò gli stessi a due anni di reclusione ciascuno.
Uno di questi propose ricorso per Cassazione dopo aver rinunciato alla prescrizione. La Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso, confermando, così, le condanne inflitte dalla Corte territoriale Napoletana.
Sono stati necessari diciotto anni e mezzo per ottenere il riconoscimento della responsabilità dei quattro imprenditori che avevano ottenuto l’appalto ed il subappalto dei lavori per la realizzazione della rete fognaria di Laurino.
“La moglie ed i figli dello sventurato operaio si augurano che lo Stato riconosca la lentezza della macchina giudiziaria – riferiscono gli avvocati Antonio De Paola ed Antonio Gnazzo del Foro di Lagonegro, che hanno assistito i familiari di Vito Gregorio durante questa lunga odissea- e si augurano di non dover attendere altri 18 anni per ottenere il legittimo, dovuto, risarcimento degli ingenti danni patrimoniali subiti“.
– redazione –