Torna in libertà l’imprenditore potentino Rocco Caridi. Nei suoi confronti decadono anche tutti i divieti che gli erano stati imposti dal gip del Tribunale di Potenza nell’ambito di un’indagine della Guardia di Finanza sul fallimento della ditta Caridi Trasporti Srl Unipersonale.
La decisione è stata assunta dal Tribunale del Riesame di Potenza che ha accolto in pieno l’istanza presentata dall’avvocato Gianpaolo Carretta, che aveva impugnato l’ordinanza applicativa. Ricordiamo che l’imprenditore era stato arrestato e sottoposto in regime di domiciliari lo scorso 1° giugno a seguito dell’esecuzione di un’ordinanza di misura cautelare personale che ha colpito anche un altro imprenditore e un commercialista, gravemente indiziati di reiterate condotte distrattive del patrimonio aziendale in violazione della legge fallimentare.
L’attività investigativa è nata dal fallimento della Caridi Trasporti S.r.l. Unipersonale, già con sede nella zona industriale di Vaglio di Basilicata, costituita nel 2008 e dichiarata fallita dal Tribunale di Potenza. Insieme a Caridi risultano indagati Carla Angelucci e il professionista e sindaco di Abriola Romano Triunfo.
Il primo ha rivestito la carica di amministratore, la seconda è la titolare della società C.R.D. Soc. Coop. con sede legale a Tito in contrada Santa Loja e operante nel settore della logistica e dei trasporti. Triunfo invece è stato commercialista e tenutario delle scritture contabili delle due persone giuridiche.
Con la decisione del Riesame cadono diverse restrizioni per Caridi, come il divieto di recarsi presso un’azienda con sede nello stesso Comune intestata alla moglie e il divieto di dimora a Tito. Come comunicato a inizio giugno dalla Procura di Potenza tramite una nota stampa le indagini avevano permesso di accertare condotte fraudolenti poste in essere mediante il contributo del commercialista incaricato della tenuta e redazione della contabilità.
In particolare, dalle investigazioni è emerso a livello indiziario e salva restando la presunzione d’innocenza che i due coniugi, nel corso degli anni, avevano sottratto i libri contabili allo scopo di recare pregiudizio ai creditori e di occultare le distrazioni di parte del patrimonio e delle disponibilità della fallita società a discapito dei creditori e in favore della società amministrata da Carla Angelucci per poco più di 900mila euro.
Sono decadute le misure restrittive anche nei confronti degli indagati Angelucci e Triunfo, che rispettivamente erano stati colpiti dalle misure di divieto temporaneo di esercitare uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese e il divieto temporaneo di esercitare l’attività di commercialista.
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