Interi habitat ed ecosistemi distrutti dalle fiamme e messi a dura prova dalla mancanza d’acqua. Oipa, Leidaa e Lndc Animal Protection chiedono a Ministero della Transizione ecologica e Regioni che si prendano urgentemente misure per proteggere gli animali e l’ambiente, sospendendo il calendario venatorio 2022-2023 dando così alla fauna il modo di riprendersi dalle difficoltà senza doversi anche difendere dai cacciatori.
Nell’ultimo mese, complice anche la siccità che da tempo affligge il nostro Paese, migliaia di roghi hanno devastato diverse zone dell’Italia. Gli interventi dei Vigili del Fuoco per domare incendi boschivi e di altre aree di vegetazione ammontano a oltre 33mila dal 15 giugno a oggi: un numero di gran lunga superiore a quelli svolti nello stesso periodo dello scorso anno. A pagare le spese di tutta questa devastazione siamo tutti noi, per l’impatto che ha sull’ambiente in generale, ma soprattutto sono gli animali selvatici che vedono andare in fumo quella che fino a ieri era la loro casa e il loro habitat. Un disastro ambientale ogni anno più grave che mette a serio rischio la biodiversità.
“Tra la mancanza di acqua e i roghi, la fauna selvatica sta soffrendo molto più del solito in questa torrida estate – affermano le associazioni Leidaa, Lndc Animal Protection e Oipa – Abbiamo quindi scritto una lettera al Ministro della Transizione Ecologica e a tutti i Presidenti di Regione ricordando l’importanza degli animali selvatici e della biodiversità, sancita anche dall’articolo 9 della Costituzione, e chiedendo che vengano particolarmente tutelati in questo periodo così difficile. In particolare, abbiamo chiesto che venga sospesa ogni attività venatoria nei mesi a venire sia nei territori direttamente coinvolti dagli incendi sia in quelli limitrofi, perché gli animali che hanno perso il loro habitat devono poter trovare un rifugio sicuro senza doversi anche preoccupare di scappare dai cacciatori“.
“È ora di mettere da parte gli interessi della lobby venatoria e della lobby delle armi e prendere finalmente una posizione chiara di salvaguardia del patrimonio dello Stato rappresentato dalla fauna e dall’ambiente tutto, ora più che mai – continuano le associazioni – L’uomo si è già reso responsabile di gran parte dei cambiamenti climatici che hanno causato la siccità ed è quasi sempre il diretto responsabile degli incendi che devastano interi boschi. Adesso è venuto il momento di mettere giù i fucili e dare alla fauna selvatica la possibilità di riprendersi dalle difficoltà di questo drammatico momento e ricostituire il proprio habitat in tranquillità. Nella speranza che questo aiuti tutti a capire che la caccia non è altro che un hobby dannoso e crudele“.