10 giugno 1985 – 10 giugno 2015: sono trascorsi 30 anni dalla pubblicazione sul quotidiano “Il Mattino” dell’articolo che decretò la condanna a morte del giornalista Giancarlo Siani, nel quale parlava dei possibili scenari criminali dopo l’arresto di Valentino Gionta, il boss di Torre Annunziata.
Una data importante, che non poteva passare inosservata: l’Ordine dei Giornalisti della Campania, in collaborazione con la Fondazione Polis, ha voluto organizzare ieri, presso il Palazzo delle Arti di Napoli, il corso di formazione dal titolo “In viaggio con la Mehari di Giancarlo Siani”.
Ad introdurre l’incontro è stato Ottavio Lucarelli, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania. Sono intervenuti la cronista de “Il Mattino”, Daniela Limoncelli, il vicepresidente della Fondazione Polis e vicario episcopale per la Carità e la Pastorale Sociale della Diocesi di Napoli, don Tonino Palmese, il segretario generale e il responsabile della comunicazione della stessa Fondazione, rispettivamente Enrico Tedesco e Salvatore Buglione. Ha moderato il presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Polis,Geppino Fiorenza.
Il corso ha rappresentato la prima tappa di una lunga serie di appuntamenti previsti per il 30° anniversario dell’omicidio di Giancarlo Siani e l’occasione per riflettere sulla figura del giovane giornalista ucciso il 23 settembre 1985 dal clan Nuvoletta, un “martire della verità”, non un eroe, ma un ragazzo che amava profondamente il suo lavoro e la vita.
A tracciare con grande delicatezza ed emozione la figura di Siani, amico e collega, è stata Daniela Limoncelli, che ha sottolineato come Giancarlo desse continuamente voce a chi voce non ne aveva: disoccupati, sindacati, giovani, studenti. Il suo era uno stile semplice, diretto, essenziale, affinchè ogni lettore potesse capire e arrivare al cuore del problema.
Ricordare Siani oggi significare affrontare temi delicati, che vedono impegnati in prima linea sia l’Ordine dei Giornalisti della Campania che la Fondazione Polis: libertà di stampa, vittime innocenti della criminalità, tutela dei giornalisti minacciati, cioè di coloro che si trovano a raccontare realtà difficili senza tirarsi indietro, con forza e decisione.
“Gli incontri che organizziamo devono rappresentare l’occasione per fare rete attorno a questa famiglia della legalità che abbiamo creato negli anni – ha sottolineato Ottavio Lucarelli – Dobbiamo essere sempre più vicini a quei giornalisti che svolgono un lavoro importantissimo in territori nei quali la camorra ha ancora un forte influsso”.
Giancarlo Siani è un esempio vivo, che ha tracciato un percorso, una strada.
Con tutte le sue fragilità, i suoi dubbi, le sue paure, le tante difficoltà, il giornalista è chiamato ad agire con integrità ed onestà, camminando tra la gente, ricercando la verità: è da qui che parte l’insegnamento di Giancarlo Siani.
– Filomena Chiappardo –