Tra i medicinali più prescritti dai medici ci sono gli inibitori di pompa protonica (o antiacidi, noti anche come prazoli, pantoprazolo), perché hanno aiutato cure per malattie difficili come ulcere duodenali e gastriche che un tempo erano risolvibili solo con un intervento chirurgico.
Vengono utilizzati ad esempio se si soffre di acidità gastrica o reflusso gastroesofageo perché bloccano la risalita degli acidi verso la gola. L’utilizzo dell’antiacido è utile anche durante l’assunzione di antinfiammatori (come l’acido acetilsalicilico o l’ibuprofene) perché impedisce che siano lesivi per le pareti dello stomaco.
Affinché funzionino al meglio è preferibile assumerli una volta al giorno, a stomaco vuoto, la mattina appena alzati e aspettare 20-30 minuti prima di fare una colazione ricca di proteine (una tazza di latte o un cappuccino): in questo modo si stimola la secrezione acida ed entrano subito in azione.
Per questa classe di medicinali diventa rischioso l’uso prolungato perché possono ridurre l’assorbimento del magnesio e di conseguenza quello del calcio, aumentando il rischio di fratture e anche di osteoporosi.
La riduzione del magnesio in circolo potrebbe aumentare anche l’incidenza di aritmie cardiache. Una volta assunti questi farmaci bloccano le proteine sulle membrane delle cellule gastriche che immettono ioni acidi (H+ e quindi protoni, da cui deriva anche il nome degli inibitori) nello stomaco.
La loro azione è irreversibile per le 18-24 ore successive: una sola compressa riesce perciò a controllare l’ipersecrezione gastrica per tutto il giorno. Bisogna utilizzarli sotto stretto controllo medico, la loro assunzione non deve superare le 4-8 settimane, tempo sufficiente per far scomparire i sintomi come il reflusso.
Se è necessario prenderli per lunghi periodi è necessario monitorare i livelli di magnesio, ferro e vitamina B12 e se l’assimilazione è ridotta la si può compensare con integratori specifici. Bisogna fare sempre attenzione ai medicinali che si assumono.
Gli inibitori di pompa possono potenziare eccessivamente gli effetti di anticoagulanti (come il warfarin), antiaggreganti (come il clopridogel) e ansiolitici (a base di diazepam). Bisogna scalare progressivamente le dosi quando se ne deve smettere l’assunzione perché si può manifestare una difficoltà digestiva e un’ipersecrezione acida di rimbalzo, dovuta a elevati livelli di gastrina e di cromogronina A, ormoni la cui funzione è proprio quella di regolare la secrezione dell’acido.
Sono tra i medicinali più usati ma spesso sono presi inutilmente o per periodi troppo lunghi principalmente in caso di problemi di cattiva digestione legati magari a un’alimentazione disordinata o a un’eccessiva dose di stress, che influenzano negativamente la secrezione acida dello stomaco.
Per evitare la risalita del cibo verso l’esofago e favorire una buona digestione è utile frazionare l’alimentazione in 5 pasti quotidiani evitando le porzioni abbondanti, non mettersi in posizione supina dopo mangiato, non indossare vestiti o cinture troppo strette, evitare gli sforzi fisici eccessivi dopo il pasto e dormire con la testa leggermente sollevata.