Ha avuto luogo ieri pomeriggio presso la Mondadori Bookstore di Sala Consilina la presentazione del libro “Covid. Il virus della paura” del virologo di fama internazionale Giulio Tarro.
I saluti iniziali sono stati affidati al primo cittadino Francesco Cavallone, al presidente del Lions Club Rita Biancullo e al proprietario della libreria Antonio Lullo.
Tarro ha fornito un quadro molto dettagliato dello sviluppo dell’epidemia, iniziata il 31 dicembre scorso in Cina nella provincia di Hubei e precisamente nel capoluogo di Wuhan, ed ha analizzato il suo decorso con picchi in primavera.
“I numeri devono essere intesi attraverso due modalità di lettura, uno di questi è il bollettino di guerra emanato ogni giorno dalla Protezione Civile senza nessuna differenza sul numero dei contagiati rispetto al numero dei tamponi eseguiti, con un numero delle vittime senza specificare ‘con’ o ‘da’ Coronavirus e poi il numero sempre più elevato di guariti e dimessi dall’ospedale – dichiara – I dati ci devono far pensare ad una situazione diversa. Un altro problema che non è stato considerato in tempo è l’immunità cellulare, anche in Italia si è finalmente utilizzata la sieroterapia. Prendiamo in considerazione quelle che possono essere le prospettive e quella che è la realtà dei casi. L’idrossiclorochina, ex antimalarico usato per l’artrite reumatoide, è stato consigliato soprattutto dai francesi inizialmente. Il farmaco è stato attaccato dai giornali scientifici in quanto non poteva essere adatto al caso e invece hanno dovuto ritrattare. Anche in questo caso c’è stata una confusione di situazioni”.
Per quanto riguarda il vaccino e la riapertura delle scuole ha specificato che “non è stato creato vaccino per gli altri casi di SARS. Per una malattia conosciuta c’è il vaccino ma per una malattia non conosciuta solo il contagio crea gli anticorpi da utilizzare per neutralizzare le fasi più gravi. Secondo l’OMS bisogna aspettare 18 mesi per avere un vaccino funzionate che sia non solo efficace ma sicuro. Queste problematiche non devono impedirci di vedere in maniera positiva questo autunno con la riapertura della scuola perché c’è un’immunità cellulare ed è proprio quella che protegge gran parte dei bambini. Nelle altre nazioni europee le scuole sono state riaperte a maggio e la Svezia non ha messo restrizioni”.
Secondo i dati di fine marzo dell’Imperial College di Londra 6 milioni di soggetti sono già esposti al Coronavirus e l’Università di Oxford ha parlato del 60/64% della popolazione già contagiata. Se si considera questa curva che riguarda la prima parte e si aggiunge l’immunità cellulare, il 50% della popolazione dovrebbe essere protetto. Secondo il virologo in autunno avremo qualche caso di Covid ma non l’ondata e non c’è alcun criterio per parlare di obbligo del vaccino influenzale.
“Le mascherine inizialmente dovevano essere usate dal paziente per evitare lo spargimento del virus e dagli operatori sanitari che hanno contatti con il paziente – continua – Adesso non ha nessun senso indossarla perché non c’è pericolo visto che l’asintomatico non è contagiante. In estate diventa causa di apnea perché c’è l’aumento di anidride carbonica e fa male”.
Secondo Tarro le comunicazioni sono state causa di stress e hanno indotto ad un abbassamento dello stato immunitario nei soggetti più deboli psicologicamente. Il consiglio è quello di stare più sereni per fare in modo che questo non sia più il virus della paura ma un ricordo del passato.
– Annamaria Lotierzo –