“Qui non si muore” recita una frase di Gioacchino Murat affissa a Castellabate. Nel 1811 il re di Napoli la pronunciò dal Belvedere di San Costabile al cospetto di tanta bellezza e salubrità: oltre due secoli fa, l’ambiente del Cilento affascinava già chi vi giungeva.
Ed è l’ambiente, infatti, una delle componenti che contribuisce alla longevità della popolazione cilentana. Questa terra è stata oggetto di ricerche a partire dal 2015 con lo studio C.I.A.O. (Cilento on Aging Outcomes Study), il progetto pilota condotto dall’Università di San Diego in California, La Sapienza di Roma con il professore Salvatore Di Somma, la Lund di Malmoe in Svezia, il Waltraut Bergmann Stiftung di Berlin, il Great Italy (Global Research on Acute Conditions team) e il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.
Il campione dello studio C.I.A.O. era costituito da mille soggetti cilentani dai 50 ai 65 anni sorteggiati da elenchi e cento centenari, in età dai 95 in su. Stesso studio veniva fatto su 1000 svedesi. Attraverso le analisi, la somministrazione di questionari e il dialogo, grazie alla collaborazione dei professionisti locali, il dottor Pizza neurologo e la dottoressa Rizzo nutrizionista, medici di base, insieme con lo studio D’Arena, si è potuto riscontrare una buona condizione clinica, cognitiva e cardiovascolare dei centenari cilentani. Si è capito che l’alimentazione modifica il microbioma, quell’insieme di batteri dell’intestino che ci protegge dalle malattie.
Attualmente è in corso la seconda fase della ricerca che mira ad indagare la genetica e l’epigenetica su un campione compreso tra i 50 e i 65 anni e un altro dai 95 in su.
“Arrivati in Cilento, nell’area da Laurino a Pioppi, abbiamo cercato le ragioni dell’aspettativa di vita più lunga nei centenari del Cilento, dove è più alta rispetto ad altre parti di Italia. Si allunga, infatti di 2-3 anni sia nelle donne che negli uomini” ci spiega il prof. Di Somma de La Sapienza di Roma, responsabile del progetto in Italia.
Cosa si cela dietro questa longevità? “Nel Cilento i centenari hanno uno stadio di grande saggezza: sono persone che vivono la vita senza stressarsi più di tanto; hanno trascorso la loro esistenza lì senza quasi mai viaggiare, hanno vissuto una situazione molto semplice, senza stimoli ambientali negativi. Hanno vissuto nell’area attorno alla loro casa sempre salubre, lavorano la terra dall’alba al tramonto, facendo quindi tanta attività fisica”.
Con le ricerche sul campo, le interrogazioni e i questionari “abbiamo constatato una lucidità sorprendente. Mentalmente sono molto attivi. Non portano gli occhiali, guidano, sono in grado di avere una conversazione sulla praticità della vita. Loro non hanno la depressione perché sono molto saggi. La saggezza è proprio il punto che abbiamo dimostrato essere tratto comune, tanto è vero che nelle famiglie sono considerati punti di riferimento; essi hanno conservato tutte le vecchie tradizioni e quindi la saggezza. Molti di loro sono analfabeti, ma hanno vissuto una vita semplice, serena. Sono protetti dall’ambiente familiare, non vengono abbandonati. E vivere con l’affetto intorno contribuisce alla serenità e dunque alla longevità”.
Ambiente familiare, aria salubre, tantissima attività fisica e una sana alimentazione sono dunque gli elementi essenziali per la longevità.
“Per quanto riguarda il regime alimentare si tratta di mangiare poco: nel loro stile di vita i centenari del Cilento di carne rossa ne hanno usata poca, mangiano molta verdura, cereali, la pasta fatta in casa. Soprattutto l’olio d’oliva, fatto da loro. E’ una caratteristica del cibo che riteniamo cruciale quella dell’olio che sicuramente ha delle proprietà molto buone che giustifica la buona condizione vascolare dei centenari, bassa incidenza di malattie neuro generative come l’Alzheimer. Un’alimentazione che io chiamerei povera più che Dieta Mediterranea – puntualizza Di Somma – Qui hanno mangiato sicuramente anche il maiale e legumi, verdura, cereali sono stati sicuramente presenti. Pensiamo alle comunità delle aree interne che non avevano mai mangiato il pesce, stando in montagna”.
Lo studio mira a delineare una genetica locale perché il Cilento ha la particolarità di esser stato attraversato ed abitato da tante popolazioni: i geni provengono dai lucani, già dalla tempra forte, dai Greci, dai Normanni, Saraceni, Longobardi.
“La ricerca vuole capire se e come si stanno perdendo questi geni di longevità. La nutrizione, l’attività fisica e l’ambiente in cui viviamo sono fattori modificabili, rispetto ai geni, in grado di influenzare la salute. Paradossalmente nelle zone del Cilento le nuove generazioni, a cominciare da chi oggi ha 60 anni, sono obese, hanno il diabete; perciò, cerchiamo di capire cos’è cambiato in questi geni” ci ha chiarito il professore Di Somma.
“I ‘geni protettivi’ si stanno perdendo?” la domanda sorge spontanea dalla presa di coscienza che le persone del Cilento al giorno d’oggi non camminano più quanto i loro nonni, si muovono prevalentemente in macchina, sono spesso obese o si nutrono male…probabilmente questi cambiamenti dello stile di vita rischiano di distruggere questi geni così importanti e peculiari.
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