Una luce circonda il Cristo nel momento più emozionante della nostra cultura: la Resurrezione, quel volo impareggiabile verso l’infinito, che è stato tema centrale nei capolavori di artisti come Giotto e Raffaello. Ma quello che più di tutti sorprende è un dipinto realizzato da Paolo De Matteis, il pittore cilentano nato a Piano Vetrale, vissuto tra la fine del ‘600 e l’inizio del ‘700, situato nel luogo più sacro alla Cristianità, in un’edicola davanti al Santo Sepolcro di Gerusalemme.
Un artista per secoli dimenticato, che il biografo dei pittori napoletani del ‘600 per antonomasia, De Dominici, relegò tra i “mediocri”, dedicandogli però un intero capitolo delle sue “Vite”, per poi essere reinserito nella dimensione artistica che meritava solo più tardi, dallo storico Bologna. L’opera di De Matteis è stata scoperta nel 2013, quando un gallerista francese, Maurizio Canesso, in viaggio a Gerusalemme con Nicola Spinosa, direttore del Museo di Capodimonte, per far restaurare alcune opere, notò più da vicino il quadro che domina l’edicola, che era lì, come testimoniano gli archivi, prima del 1808, data dell’incendio che devastò parte della Basilica della Resurrezione. L’opera nel tempo era stata completamente annerita dal fumo dei ceri votivi e dalle lampade ad olio. Restaurata a Parigi, la tela poi è tornata al suo posto, issata sul fronte dell’edicola del Santo Sepolcro di Gerusalemme, protetta da una lastra di vetro speciale che le permette di respirare senza prendere polvere. Ed è tra le più viste al mondo.
Come sia arrivata lì alla fine del ‘600 non è nelle cronache. Si ipotizza che la tela possa essere stata portata da un benefattore napoletano, un religioso dell’ordine dei frati minori. “Il quadro è una preziosa testimonianza del passaggio del De Matteis dal Barocco al Roccocò: una pittura più luminosa e dolce nei tratti, che ha mantenuto un ottimo stato di conservazione, identico ad un altro suo dipinto sulla Resurrezione, che però presenta altri personaggi, la tomba con la pietra divelta e i soldati scaraventati a terra – spiega don Gianni Citro, esperto conoscitore del pittore cilentano – Quello di Gerusalemme è una derivazione di questo più noto, il rifacimento nella parte superiore, ad indicare il Cristo che, libero dalla pietra tombale, sale verso il cielo. E’ affascinante che l’opera di De Matteis sia in uno dei luoghi simbolo della cristianità”.
Don Gianni annuncia un nuovo evento dedicato al ritorno del pittore nel Cilento.
– Marianna Vallone –