Si è tenuto oggi a Sanza, nella sala del Centro Educazione Ambientale, il convegno “I moti del 1848 nel Cilento: tratti di Risorgimento”, organizzato dal Comune di Vibonati in collaborazione con il piccolo borgo.
Un focus particolare è stato dedicato agli eventi di quel periodo a Sanza attraverso le parole dei professori Felice Fusco e Vincenzo Abramo. I saluti del sindaco Vittorio Esposito e del consigliere Antonella Confuorto hanno dato il via all’incontro.
“Con questo progetto abbiamo cercato di evidenziare momenti importanti in cui sono stati coinvolti i nostri antenati – esordisce Vincenzo Abramo – oggi combattiamo ancora per quei princìpi perciò è giusto che anche i ragazzi ne siano a conoscenza. L’idea del convegno nasce dall’importanza di tramandare la memoria storica. La primavera dei popoli è iniziata il 12 gennaio del 1848 nel Regno delle due Sicilie. A capo dei gruppi dei moti cilentani c’erano i liberali che aizzarono il popolo alla sommossa”.
“Apprezzo questo metodo itinerante di portare la cultura nei paesi del Cilento. Tra noi e Vibonati c’è un collegamento storico – spiega Felice Fusco – Sanza fu capoluogo del circondario del Distretto di Bonati, il Vibonati del tempo.”
I moti del 1848 a Sanza coinvolsero 657 contadini su 3600 cittadini circa che andarono ad occupare il Centaurino. Il moto fu gestito dalla borghesia del posto, i Barzelloni e i Campolongo, con l’intento poi di sottrarre loro le stesse terre a causa della impossibilità economica dei contadini di coltivarle. Come richiamo veniva utilizzato la ‘tofa’, una conchiglia di tritone il cui suono allarmava le popolazioni.
“Il 1848 è stato un’esplosione di ideali, di faide tra le famiglie benestanti del tempo che sprigionò conseguenze impensabili nel Regno di Napoli – prosegue Fusco – l’insurrezione cilentana del 17 gennaio diede il via a quella di Parigi, di Vienna, di Budapest, di Praga e Venezia. Noi fummo un ‘detonatore’. L’anima dei moti cilentani è stato Costabile Carducci che giunse a Sanza il 31 gennaio del 1848 e qui venne a conoscenza della promulgazione della Costituzione”.
Il dibattito poi si è incentrato sulla spedizione di Carlo Pisacane nel 1857 e nella quale le guardie urbane furono protagoniste. Uno di loro, Sabino Laveglia, tolse la vita a Pisacane.
L’attenzione alla storia dei singoli borghi arricchisce il puzzle di quella nazionale perciò, come sottolineato durante l’incontro, è fondamentale ripercorrerla.
– Ornella Bonomo –