Lettera aperta alla redazione di Franco Iorio
Niente soldi nelle casse, niente fondi per scuole e strade, niente risorse nemmeno per i servizi essenziali. I Comuni del Sud stanno affondando. Già in crisi prima della pandemia, la continuità della lotta al Covid-19 che presenta “varianti” sta dando il colpo di grazia agli enti locali del Meridione.
Da Napoli a scendere quasi nessun Comune riesce a chiudere il bilancio a causa dei disavanzi di amministrazione maturati negli anni. Ora è intervenuta la sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato la norma che consentiva il ripiano dei debiti per mancate entrate in trenta anni sicchè non si riesce a chiudere il bilancio di previsione del 2021. E siamo oltre la metà dell’esercizio finanziario! In effetti la Corte Costituzionale giudica bene: non possono essere le nuove generazioni a farsi carico dei buchi finanziari del passato. Ineccepibile! Così si calcola che nella nostra Regione il 30% del Comuni (come dire 165 su 550) non riesce a riscuotere Tari, Imu e contravvenzioni. E non certo per leggerezza quanto piuttosto perché non ha i mezzi né il personale.
Senza guardare ad altre Regioni più a Sud dove i Comuni in dissesto e pre-dissesto sono i più: un po’ come dire che 14 milioni di abitanti non hanno i servizi minimi che una pubblica amministrazione deve assicurare. L’ANCI ha segnalato che su 396 Comuni in dissesto e pre-dissesto ben 304 sono al Sud e nelle isole, mentre già prima della pandemia i Comuni che registravano disavanzi erano 1.119, dei quali 803 nel Meridione. Perché sia chiaro, i Comuni dell’Italia Meridionale sono 1.783, Sicilia esclusa che ne conta 391. E’ anche vero che la situazione difficile è riconducibile a un atteggiamento dello Stato di grande restrizione dei finanziamenti. Il che ha comportato una diminuzione delle spese correnti, si è ridotto il numero del personale, sono calate le spese per investimenti. Uno scenario nel quale sono emerse le difficoltà drammatiche di quei Comuni che già non avevano quel minimo di capacità finanziarie. Non ho difficoltà ad affermare che non è più una questione di mala gestione ma piuttosto è un problema sociale. E con questo non intendo assolvere Sindaci non all’altezza del compito, incapaci di scelte, timorosi di avviare selezioni concorsuali per assicurare dipendenti, magari ingegneri informatici o esperti in digitalizzazione per progettare nel campo degli interventi di specie. Attenzione, signori Sindaci, si corre il rischio di perdere il treno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) perché non si riuscirà a fare i progetti.
Sono le nostre realtà meridionali che hanno più bisogno e invece si prospetta il paradosso che proprio queste potrebbero beneficiare di risorse insufficienti. E’ fuori dubbio che abbiamo una minore capacità progettuale che ci espone a un elevato rischio, ma proprio per tale motivo mi dico convinto che questi non sono tempi per gente inadeguata né per figure improvvisate e men che meno per autoreferenziali.
Che dire, infine, del nostro Vallo di Diano? Ho scritto più volte e suonato l’allarme. Per quel poco o niente che mi è dato suggerire ho esortato all’unità di intenti e di vedute perché nessuna comunità può pretendere di camminare da sola. C’è da noi un danno nel danno, incalcolabile, irreversibile: l’emigrazione. La perdita di forza di lavoro giovane, di intelligenze, di sapere, che ha ridotto i nostri paesi in una condizione di povertà e di disperazione. Ma l’avete mai affrontata insieme, signori Sindaci, questa tragedia?
Mi fermo qui, sono meridionalista sciovinista: nessuno muove un dito per raccontare il Sud.
– Franco Iorio –