Cristina Cappelli, giovane attrice di Sala Consilina, arriva su Netflix e dà il volto a Matilda, protagonista femminile della nuovissima serie “Generazione 56k”, disponibile dal 1° luglio in tutti i 190 Paesi in cui è attivo il servizio.
La comedy, che in poco tempo ha scalato la Top 10, è prodotta da Cattleya in collaborazione con il gruppo comico dei “The Jackal” e si concentra sulla storia tra Daniel, interpretato da Angelo Spagnoletti, e Matilda che si conoscono da bambini e si innamorano in età adulta e che insieme agli amici di sempre Luca e Sandro, interpretati da Gianluca Fru e Fabio Balsamo, sono il simbolo della generazione del Modem 56k travolta alle soglie dell’adolescenza negli anni ’90 dall’arrivo di internet. Ambientata tra Napoli e Procida, la storia in 8 episodi intreccia due punti di vista e due linee temporali, amori e amicizie indissolubili che partono nel 1998 e continuano fino ai nostri giorni con vari stravolgimenti umani e tecnologici. E’ la storia di un passato fatto di videocassette, floppy e canzoni degli 883.
Cristina Cappelli da subito è riuscita a farsi apprezzare dal pubblico e dalla critica tanto da essere candidata al Premio come miglior interprete protagonista alla terza edizione del “FeST – Il Festival delle Serie TV” che si terrà alla Triennale di Milano il 24, 25 e 26 settembre.
- Com’è stato lavorare con tanti artisti e soprattutto con i The Jackal?
Far parte del cast di “Generazione 56K” è stato per me molto emozionante. Si è creata fin da subito una squadra affiatata e piena di amore e passione per questo progetto. Tutti gli attori con cui ho avuto la fortuna e il piacere di lavorare sono professionisti talentuosi, intelligenti e curiosi. Sono nate amicizie sincere e importanti. L’alchimia tra tutti noi è stata istantanea e aveva qualcosa di magico. Conoscevo già i The Jackal, li seguivo sui social, guardavo i loro video su YouTube. Sono persone che stimo profondamente perché sono in costante fermento creativo e non hanno paura di rischiare e mettersi in gioco. In tutto quello che fanno c’è cuore, dedizione e un pizzico di follia.
- Ti riconosci in qualche modo nel personaggio che hai interpretato? E’ stato subito amore con Matilda?
La prima volta che ho letto la sceneggiatura ho pianto ininterrottamente per circa dieci minuti una volta terminata. È scritta con una sincerità e una purezza disarmante. Questo permette a tutti di riconoscersi in qualcosa, che sia un personaggio, una vicenda, una relazione. È una storia che parla dritto al cuore, senza filtri e senza bugie. Il personaggio di Matilda mi ha rapita fin dal primo istante. È profondo, ricco di sfumature, delicato. È una donna che inizialmente pensa di sapere bene chi è e cosa vuole nella vita ma che in realtà per paura di ferire gli altri non si ascolta e preferisce mettere da parte i propri sogni e la propria vulnerabilità. L’incontro con Daniel farà vacillare tutte le sue certezze.
- Cosa ti resta di questa esperienza?
Tanto amore e più coraggio.
- Cosa si prova ad essere in testa alla classifica ed essere candidata come migliore interprete protagonista al Festival delle Serie Tv insieme ad altri grandi artisti?
Sto cercando di vivere la mia vita rimanendo immersa nel momento presente, costruendo in maniera solida e coscienziosa il mio futuro senza crearmi aspettative. Perciò quando ho visto il successo che stava avendo la serie e mi è stata comunicata dal mio ufficio stampa la candidatura sono stata travolta dall’emozione. Nel gradimento da parte del pubblico ci speravo, ovvio, anche perché ero sicura del lavoro che avevamo fatto ma la candidatura è stata una grande sorpresa. Quando poi ho scoperto chi erano gli altri candidati, artisti che seguo da anni, che stimo e con cui mi piacerebbe un giorno lavorare, ho pensato: “Già solo vedere il mio nome in quella lista è per me una grandissima vittoria”.
- In conclusione, quale consiglio senti di dare ai ragazzi che vogliono iniziare un percorso di formazione e studio per diventare attori?
Di non demordere, di crederci fino in fondo. Di non smettere mai di studiare e di farlo appassionatamente. Di essere curiosi, aperti, empatici. Di essere positivi sempre e di non aver paura. Dovremmo vivere così tutti. Non solo gli attori.