Si è svolta ieri sera a Sanza, all’interno della storica Cappella “Santa Maria della Neve” in Piazza Plebiscito, la presentazione del libro “Cume parlàvanu li vavi – Vocabolario ragionato del dialetto di Sanza” di Rita Giordano Eboli.
Il “Vocabolario del dialetto di Sanza” è un viaggio nella tradizione orale, nella lingua parlata dai sanzesi fino al secondo dopo guerra. In un’epoca in cui la società agricola era in declino, il dialetto sembrava stesse scomparendo invece si è evoluto. I termini linguistici raccolti nel volume appartengono alla sfera agricolo – pastorale, a quella sentimentale, alle pratiche quotidiane e sono esplicati non soltanto con la traduzione in italiano, ma anche con esempi fraseologici che ne chiariscono il significato e l’utilizzo.
Tra le pagine del vocabolario si trovano infatti filastrocche, canzoni popolari, modi di dire che rappresentano un ineguagliabile patrimonio culturale che dalla tradizione orale è stato cristallizzato sulle pagine scritte.
“Ho realizzato il ‘Vocabolario del dialetto di Sanza’ per amore verso la mia terra e la mia gente, di ieri e di oggi. Raccogliendo centinaia di termini ho rivisto volti antichi, ho ascoltato l’eco di suoni familiari. – dichiara l’autrice Rita Giordano Eboli – Lascio questo volume alle nuove generazioni affinché comprendano le proprie radici e le preservino. Conoscendo da dove vengono, sapranno dove andare”.
L’evento ha visto la partecipazione di Patrizia Del Puente, professore ordinario all’Università della Basilicata e Direttrice del Centro Internazionale di Dialettologia che ha incuriosito e affascinato la platea. La specialista ha infatti rimarcato la vicinanza tra il dialetto di Sanza e quello lucano evidenziando però alcune unicità della lingua sanzese.
“Quando parliamo di dialetto non parliamo di una lingua morta, bensì di un idioma in continua evoluzione. – afferma Del Puente – Diventa necessario quindi fissare delle regole grammaticali, capire come scrivere e come pronunciare le parole altrimenti si perderanno molti suoni a causa dell’italianizzazione. Un’azione per salvaguardare la lingua dialettale è quella di insegnarla ai bambini nelle scuole”.
Tra esempi, narrazione di aneddoti e incursioni specialistiche, si è ricordato il compianto Adolfo Manzione. Docente e preside intellettualmente affine alla scrittrice, aveva lasciato un’accorata prefazione al “Vocabolario del dialetto di Sanza”. A ricordare il suo impegno culturale la moglie Giusi Citro che non ha mancato di aggiungere il suo punto di vista sull’importanza di tramandare il dialetto e sulle differenze linguistiche tra i vari paesi.
Presente all’incontro anche l’Amministrazione comunale di Sanza con le consigliere Marisa Vitolo e Marianna Citera.