Il caro carburante sta rappresentando nelle ultime settimane un problema non solo per i privati che iniziano ad avere serie difficoltà a fare i conti con una realtà che vede aumentare di continuo i costi della vita, ma anche per tutti i settori che ogni giorno lavorano con materie prime che vengono importate o che in qualche modo vengono portate da un lato all’altro dell’Italia. Il caro carburante incide inevitabilmente sui costi finali dei prodotti trasportati, scatenando così una reazione a catena. Dei problemi che si stanno riscontrando abbiamo parlato con Rosaria Calandriello, imprenditrice di Sassano che opera nel settore della pasta fresca.
- In che modo l’aumento dei costi sulle materie prime ha inciso sul settore alimentare?
Noi abbiamo iniziato ad avvertire il peso della crisi già dalla scorsa estate. Ci sono stati degli aumenti sulla semola, sui cartoni e sul gas. Tutto ciò che rappresenta le nostre risorse primarie. Di conseguenza per noi i costi di produzione sono quasi raddoppiati, quindi purtroppo abbiamo dovuto apportare una modifica dei prezzi, con un aumento. Parliamo di un aumento forzato, per cercare di continuare a portare avanti la nostra attività e vendere. Abbiamo aumentato i prezzi di un minimo, riducendo anche i margini di guadagno, perché per noi è fondamentale che l’impatto della crisi ricada nel minor modo possibile sul cliente.
- Il costo del carburante ha inciso in qualche modo?
Sì, ha inciso in tutti i settori inevitabilmente. Quello che a noi però tocca principalmente, come spiegavo prima, è il costo delle materie prime. Ad esempio, il nostro fornitore della semola ci ha riferito di un ulteriore aumento a causa proprio del caro carburante. Per via dei trasporti tutto sta subendo un aumento. Abbiamo un maggior riguardo per le nostre consegne, infatti cerchiamo di far uscire i furgoni dall’azienda solo per carichi consistenti, mi spiego: cerchiamo di accumulare tutte le consegne da poter effettuare in un giorno solo invece di far uscire l’autista due o tre volte a settimana. Al momento devo dire che fortunatamente non abbiamo riscontrato problemi a causa degli scioperi.
- Le vostre vendite hanno subito variazioni per via degli aumenti?
La nostra azienda esporta i prodotti anche all’estero, in particolar modo in America. A causa del caro carburante le navi non viaggiano più come prima, motivo per cui non riusciamo a trovare i “vuoti” da caricare. Abbiamo quindi difficoltà con le consegne che effettuiamo negli Stati Uniti tramite container, stiamo parlando di pasta fresca per cui abbiamo bisogno di container specifici e questo ci rallenta la produzione. Gli ordini ci sono, il problema è che non riusciamo a portarli a termine e ciò ci crea difficoltà. Qui in Italia invece la richiesta purtroppo è minore. C’è stato un rallentamento a causa del Covid e la richiesta del prodotto è diminuita soprattutto da parte dei ristoratori, perché il nostro prodotto è sì acquistato dai supermercati e dalla grande distribuzione, ma molti clienti finali sono proprio i ristoratori che ne fanno un uso maggiore rispetto ai privati. Dunque, a causa della pandemia non ci sono state feste e quelle poche che ci sono state si sono svolte in modo limitato per cui il consumo della pasta fresca si è abbassato già da allora. Ricordiamo anche che molti ristoratori hanno chiuso. Anche i rivenditori che rifornivano principalmente i ristoranti hanno chiuso. La conseguenza è stata che inevitabilmente per noi le vendite si sono abbassate e con la crisi attuale riprendersi non è molto semplice.
- Si parla anche di una certa difficoltà nel reperire le materie prime.
Questo per ora no, fortunatamente. Ogni qualvolta abbiamo richiesto la semola è arrivata. Finora quindi non abbiamo avvertito questo tipo di problematica. Per ora riusciamo a reperire tutto e come materie prime mi riferisco principalmente, appunto, alla semola e alle uova. Abbiamo invece avuto difficoltà nella reperibilità dei cartoni: ci siamo dovuti arrangiare con lo stoccaggio che avevamo perché abbiamo sempre un po’ di scorta sotto questo punto di vista. Quindi i nostri problemi maggiori sono stati l’arrivo dei cartoni e la reperibilità dei container per le spedizioni, oltre ai vari aumenti.
- Vi è capitato di dover bloccare la produzione a causa dei rallentamenti delle vendite?
Sì, ci è capitato. Proprio perché i nostri prodotti principalmente vengono esportati e visto che i container non partono o non troviamo subito la reperibilità, siamo stati costretti a bloccare la produzione. Gli ordini arrivavano ma la nostra scorta in giacenza e anche gli spazi a disposizione erano saturi, non avevamo posti in cui mettere i prodotti finiti, perciò non potevamo andare avanti con la produzione. E’ un periodo disastroso.