Aggregazione. Se dovessi scegliere un solo termine per descrivere il Giffoni Experience, questo sarebbe quello giusto. Mani che applaudono a ritmo, cuori che battono all’unisono, passioni che fanno incontrare vecchi e nuovi amici. Contro quel rischio di individualizzazione di cui Walter Veltroni ha parlato ieri in sala Truffaut. Ospite del festival dopo la proiezione del documentario, di cui è regista, “I bambini sanno”, Veltroni si è raccontato ai giurati. Tanta la fiducia riposta nei più piccoli: “Non ho mai visto bambini pessimisti. I grandi lo sono quasi tutti. Il bello della vita è il viaggio, non la meta, L’importante è non fermarsi mai. I grandi corrono per scappare o per disperazione, i bambini corrono per scoprire”. Tanta la consapevolezza di dover combattere l’affievolirsi della memoria collettiva: “Ci sono adulti che non sanno chi era Berlinguer. C’è una professoressa, ad un certo punto del documentario (nel 2014, Veltroni esordisce alla regia con “Quando c’era Berlinguer”, ndr) che non lo sa e che dice che neanche il collega lo sa. Siamo quello che siamo perché abbiamo un cammino dietro le spalle. Se lo cancelliamo siamo inutili. Stiamo accettando che venga meno la coscienza storica e sembriamo vivere in un presente estenuante. Tutto va così veloce – ha continuato – che perde senso. Stiamo diventando una società dell’Alzheimer, stiamo diventando dei libri bianchi perché perdiamo memoria”. La lectio magistralis di un uomo che ha voluto dare tanto al proprio Paese e alla propria città, Roma, attraverso l’impegno politico, l’attività di saggista e di narratore audiovisivo. Rispondendo ad una domanda di un ragazzo sui temi sociali d’attualità, così Veltroni: “Le nuove generazioni di politici si dovranno sforzare di trovare il punto di armonia tra la struttura sociale e un sistema di valori. A me colpisce una certa disattenzione del mondo, anche quello politico, nei confronti delle cose che accadono intorno a noi. Ho la sensazione che questo rischio di individualizzazione ci stia facendo perdere la speranza. Il compito della politica è restituirla”.
Di coinvolgimento sociale, attivismo e futuro migliore ha parlato anche Kerry Kennedy, figlia di Bob e presidente del “Robert F. Kennedy Center for Human Rights”. “Dieci mesi all’anno – ha spiegato appena arrivata dinnanzi ai giurati – in Darfur, in Sudan, c’è il sole e quindi gli abitanti invocano la pioggia con una danza. Io chiedo a tutti voi di unirvi a me in questa danza sperando che la pioggia arrivi in quelle terre arse dal sole”. E qualche goccia, a Giffoni, è arrivata nel corso del primo pomeriggio. Emozionante e suggestivo il rito a cui sono susseguiti tante dichiarazioni importanti: “Saremo capaci di fermare l’Isis anche se il punto non è sconfiggere Isis ma chiedersi come mai le persone decidono di entrare nell’organizzazione. Credo che sia fondamentale garantire ai cittadini un sistema di giustizia in cui ci si possa credere e identificarsi”. Durante l’incontro si è soffermata su “un programma di educazione che porta avanti e che si rivolge agli studenti dalla scuola dell’infanzia fino alla scuola dell’obbligo e all’università. Il nostro obiettivo – ha raccontato la Kennedy, dal 1988 impegnata per i diritti umani – è quello di insegnare il concetto di diritti umani. Una delle questioni su cui ci siamo soffermati è quello della cioccolata: non tutti sanno che il 70% di quella consumata negli Usa e in Europa è frutto del lavoro di bambini che vivono in condizioni di schiavitù. Proviamo a far espandere la consapevolezza rispetto a questi problemi. Vogliamo che i bambini non assimilino passivamente concetti negativi come ad esempio l’omofobia“. Sulla sentenza della Corte Suprema che ha legalizzato i matrimoni omosessuali negli Stati Uniti, la Kennedy si è così espressa: “È arrivato il momento di superare il pregiudizio verso tutte le minoranze sessuali e spero che quello americano sia un esempio per gli altri paesi”.
Tante le star del cinema e della tv che anche nel corso della settima giornata hanno calcato il blu carpet e affollato il photocall. Da “Gomorra” è arrivato Fortunato Cerlino, il Don Pietro Savastano della serie Sky. L’attore napoletano, dopo una lunga carriera teatrale, ha consolidato il proprio successo anche a livello internazionale, nei panni dell’ispettore Rinaldo pazzi nella serie tv americana, attualmente in onda sulla NBC, “Hannibal”. E ancora, tra gli altri: Massimo Poggio (popolare volto fictional e cinematografico di tanti polizieschi), la cantante Nina Zilli (che, occhialoni scuri da diva, si è trattenuta in cittadella il tempo necessario), il duo canoro Zero Assoluto, Massimiliano Bruno (presentando “Gli ultimi saranno ultimi”, in uscita a novembre, con Paola Cortellesi, Alessandro Gassman, Fabrizio Bentivoglio, Stefano Fresi).
Oggi, come lo scorso anno, ancora “Gleeffoni”: arriva Darren “Blaine Devon Anderson” Criss, lo studente apertamente gay dell’Accademia Dalton e membro degli Warblers della seguitissima serie-musical “Glee”.
– Gianpaolo D’Elia –