Si chiude con una sentenza ex art. 425 del Codice di procedura penale che ha disposto il non luogo a procedere perchè il fatto non sussiste nei confronti del sindaco di Auletta Pietro Pessolano l’udienza preliminare che ha fatto seguito all’indagine a suo carico per l’omicidio colposo di Mariapia Di Stasio, la 24enne morta in seguito ad un incidente stradale avvenuto il 4 dicembre del 2019 in località Cerreta di Auletta.
La giovane stava rientrando a casa quando perse il controllo della sua Fiat Punto andando a finire in un uliveto. Smise di vivere dopo cinque giorni dal ricovero in ospedale.
Ieri la decisione del Gup presso il Tribunale di Lagonegro che ha disposto il non luogo a procedere nei confronti del primo cittadino aulettese indagato perchè il drammatico incidente si verificò lungo un’arteria di competenza comunale e, in qualità di Autorità politica che rappresenta l’Ente Comune, secondo la pubblica accusa si era reso responsabile di non aver installato nel tratto di strada in questione la segnaletica indicante la situazione di pericolo e un’idonea barriera laterale di protezione per i veicoli che dovessero uscire di strada.
Inizialmente il pm aveva chiesto l’archiviazione dell’indagine a carico di Pessolano, ma i familiari si opposero e il Gip Trivelli respinse la richiesta di archiviazione ordinando altre indagini al pm. Il perito della Procura valutò che nel punto in cui l’auto era uscita fuori strada fosse necessario il guardrail. Lo scorso anno il pm ha richiesto il rinvio a giudizio per il sindaco di Auletta e nel marzo scorso si è svolta la prima udienza preliminare che ha condotto alla sentenza pronunciata nella giornata di ieri. A difendere Pessolano l’avvocato Claudio Parisi che ha prodotto una serie di documenti i quali hanno permesso di giungere ad una sentenza che potrà fungere da precedente per altri Sindaci che dovessero trovarsi in analoghe posizioni e ad un epilogo positivo per il primo cittadino che oggi si dichiara soddisfatto.
“Il mio primo pensiero è rivolto alla memoria di Mariapia, che meritava e merita giustizia, quella vera, non una giustizia sbrigativa e sommaria, alla ricerca di un capro espiatorio – afferma Pessolano -. In questa fase del procedimento, in precedenti vicende giudiziarie, venivo rinviato a giudizio, senza l’approfondimento e la scrupolosità di chi in quelle occasioni era l’organo decidente. Continuava, così, il calvario giudiziario. Un calvario che durava anni, capace di distruggere qualsiasi persona perbene. Ero pertanto rassegnato che, anche questa volta, la giustizia avesse un suo corso da seguire. Oggi, per questo, mi sento di ringraziare chi ha svolto le funzioni di Gup che, con estrema accortezza, ha studiato il fascicolo, esaminando le questioni prospettate dal mio avvocato e sollecitando al pm l’approfondimento di nuovi filoni investigativi. Il mio pensiero oggi è rivolto, altresì, ai miei colleghi Sindaci. Questa sentenza è importante, perché ha stabilito un principio che potrà essere invocato come precedente dai Sindaci, sui quali incombe quotidianamente l’incubo di essere sottoposti a processo penale per ogni fatto che coinvolga l’ente, solo perché ne si è il primo cittadino, automaticamente, come una cambiale firmata in bianco al momento dell’elezione. Alla lettura della sentenza, ho pianto anche per loro. Mariapia meritava di più. Grazie alla mia famiglia e a tutti gli amici cari che, nella giornata di ieri, mi hanno fatto sentire il loro calore. Un ringraziamento speciale va al mio amico fraterno, l’avvocato Claudio Parisi: un caparbio, un battagliero, un professionista competente che, con passione e tanto studio, mi ha accompagnato in questo ennesimo percorso giudiziario, ribaltando quello che sembrava scontato, e cioè il mio rinvio a giudizio“.
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