Avrà inizio il 25 gennaio il dibattimento che fa seguito al rinvio a giudizio dello scorso mese di giugno per Salvatore Bifolco, 45enne napoletano, e Giuseppina Galdi, 46enne di Baronissi, imputati, a vario titolo, dei reati di maltrattamenti contro familiari o conviventi, con l’aggravante di aver agito per motivi abietti o futili, adoperando sevizie e agendo con crudeltà, di omissione di soccorso, di sequestro di persona e di lesioni personali gravi.
L’accusa è quella di aver costretto Veronica Barilaro, 23enne di Teggiano e figlia della Galdi, quest’ultima compagna di Bifolco all’epoca dei fatti, a subire violenze fisiche e morali dal 2012 al 2015. La giovane in quegli anni viveva con la madre e il compagno di lei tra Pozzuoli e Maratea, luoghi in cui si sono consumati i reati di cui la coppia è imputata. Calci, pugni e ginocchiate nel triste racconto di Veronica che, a causa dei traumi subiti e di cui oggi porta i segni, ha perso la vista all’occhio sinistro, oltre a parte dell’olfatto. Varie sono le violenze denunciate dalla giovane, tra cui ustioni sul corpo causate da volontari getti d’acqua bollente e la segregazione, fino alla liberazione, nel 2016, quando Bifolco, arrestato per altri reati, si rese latitante in compagnia della Galdi lasciando Veronica a casa da sola. Soltanto in quel momento la giovane trovò il coraggio di chiamare il 112 e chiedere aiuto ai Carabinieri che la riportarono tra le braccia del papà.
Veronica è assistita in giudizio dall’avvocato Renivaldo Lagreca che, nel corso dell’udienza preliminare, ha richiesto la costituzione di parte civile per il padre e per il fratello della giovane vittima.
– Chiara Di Miele –
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