“Nella confusione delle voci e dei messaggi che ci circondano abbiamo bisogno di una narrazione umana che ci parli di noi e del bello che ci abita.”
È una frase tratta dal Messaggio di Papa Francesco diffuso ieri nella 54esima Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali (“Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria. La vita si fa storia”).
Ieri mattina un gruppo di giornalisti del Vallo di Diano, Sele, Tanagro nella zona industriale di Polla ha trascorso una mattinata di festeggiamenti in modo spontaneo. Un caffè insieme accompagnato da narrazioni umane, parlando di noi e del bello che custodiamo dentro.
Anche per gli addetti alla comunicazione c’è il bisogno umano di raccontarsi e di aprire nuovi spazi di dialogo.
Nel leggere il Messaggio del Santo Padre mi sono soffermata sulla parte introduttiva che ritengo sia utile per tutti. Mi piace quando il Papa scrive“per non smarrirci abbiamo bisogno di respirare la verità delle storie buone: storie che edifichino, non che distruggano; storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme”.
Ognuno ha una sua storia da raccontare ma è difficile incontrare chi sia capace di un ascolto attento. Quella “forza per andare avanti insieme” alla quale fa riferimento Papa Francesco, può emergere unicamente attraverso una solidarietà umana vissuta nella concretezza delle situazioni. Nell’era dei social c’è una confusione di voci e di messaggi nella quale la narrazione umana rischia di smarrirsi.
Il “bello che ci abita” non trova il giusto canale per poter raccontare ciò che piace e ciò che si vorrebbe narrare. Occorre riscoprire la capacità umana di “tessere storie” (espressione del Messaggio), di sostituire un “like” con un “mi piace” comunicato a voce, di dialoghi veri e non di messaggi in chat, di più sguardi reali che trasmettono forza e meno condivisioni virtuali fin troppo facili e veloci. Le belle storie non trovano spazio nella confusione delle voci.
– Lucia Giallorenzo –