Dal 2004 il 17 maggio si celebra la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, una ricorrenza promossa dal Comitato Internazionale per la Giornata contro l’Omofobia e la Transfobia, riconosciuta dall’Unione europea e dalle Nazioni Unite per promuovere e coordinare eventi internazionali di sensibilizzazione e prevenzione per contrastare il fenomeno dell’omofobia. Ideata da Louis-Georges Tin, curatore del Dictionnaire de l’homophobie, la prima Giornata internazionale contro l’omofobia fu celebrata a 14 anni dalla decisione (17 maggio 1990) di rimuovere l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale delle malattie pubblicata dall’Organizzazione mondiale della sanità.
Combattere l’omotransfobia è un dovere morale che tutti dovremmo sentire nostro, perchè tante ancora sono le violenze fisiche, psicologiche e anche simboliche legate all’orientamento sessuale. Secondo una recente indagine condotta da Istat e Unar una persona lgbt su tre ha subito discriminazioni nei luoghi di lavoro. E mentre si susseguono le leggi regionali contro l’omotransfobia, che mettono in campo azioni positive per prevenire la discriminazione, manca una legge nazionale che educhi alla piena uguaglianza, dopo l’affossamento del ddl Zan in Parlamento.
In occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia abbiamo intervistato Rebecca De Pasquale, ex concorrente del Grande Fratello e molto amata sui social. Nata ad Eboli con il nome di Sabatino, da giovane ha percorso un cammino molto vicino alla Chiesa, formandosi in convento e divenendo don Mauro. Poi la scelta di seguire la sua natura, il lungo cammino di transizione per diventare finalmente Rebecca. Una storia lunga e non facile, di cui oggi Rebecca va orgogliosa, senza mai rinnegare il suo passato. Di recente anche l’udienza in tribunale per ottenere il tanto agognato cambio dei documenti d’identità.
- Il 17 maggio si celebra la Giornata Internazionale contro l’omotransfobia. Rebecca, ti sembra normale che nel 2022 si debba ancora combattere per affermare un proprio diritto, che è quello di amare chi si desidera o di appartenere al genere che, per natura, fa sentire più felici?
Mi chiedi se mi sembri normale? Se diamo voce ogni anno ai nostri diritti è perchè la gente ci ama e ama vederci per strada, pure ai Pride, e dobbiamo sempre camminare a testa alta. Nessuna discriminazione!
- Da poche settimane hai raggiunto un traguardo importante. Il giudice del Tribunale di Salerno ha concesso l’autorizzazione al cambio dei documenti. Finalmente sei Rebecca a tutti gli effetti.
Mi è arrivata anche una soddisfazione morale da qualche giorno riguardo al cambio del nome all’anagrafe. Codice fiscale e carta d’identità con il nome Rebecca che a breve avrò dal Comune di Eboli. Sono felice e fiera, ho messo da parte ogni forma di ignoranza perchè anche in questo periodo, tra Green Pass e documento, ho avuto difficoltà. Il giudice in udienza mi ha detto:”Siamo abituati a dare troppe spiegazioni alla gente”. Per me è una rinascita, avere tra le mani i documenti al femminile è una nuova vittoria.
- Sulla base della tua esperienza di vita cosa senti di consigliare oggi ai giovani che scoprono la propria omosessualità o alle persone intenzionate ad affrontare un cambio di genere?
Ai giovani consiglio di raccontarlo subito in famiglia, perchè è la prima scuola dove si impara ad essere educati. La famiglia ci deve supportare e sopportare. Poi, se alzano i muri, allora ci si mette un po’ da parte. Ma bisogna camminare con loro, essere fieri di quella famiglia e portare pazienza. Ai giovani in tutti i campi dico di non farsi mai intimorire dalle situazioni anomale.
- E agli omofobi, a chi si rende aggressivo ai danni di omosessuali e transessuali che messaggio lanci?
Omofobi? Io direi ignoranti, cattivi. Alle persone che si divertono ad offendere e a fare del male gratuitamente dico soltanto: “Fatevene una ragione, fate schifo!”.