Il 7 febbraio è la Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo, una preziosa occasione per riflettere su un fenomeno che, come riferiscono i dati dell’Osservatorio Indifesa, tocca il 61% dei ragazzi e che la pandemia non ha certamente contribuito ad attenuare.
In particolare, il 44,57% delle ragazze segnala il forte disagio provato nel ricevere commenti non graditi di carattere sessuale on line. E’ emerso, inoltre, che la maggior parte degli intervistati ha dichiarato di sentirsi solo e di necessitare di un supporto psicologico.
La presidente della Commissione regionale pari opportunità della Basilicata, Margherita Perretti, è intervenuta sull’importante e sentita problematica.
“E’ fondamentale un’azione congiunta da parte di Istituzioni, scuole e famiglie per promuovere attività di sensibilizzazione, a partire dalla formazione dei docenti – spiega la Perretti -. I ragazzi, oltre ad un uso consapevole dello smartphone e degli altri dispositivi, devono interiorizzare i valori della legalità, della dignità delle persone, del rispetto delle fragilità e diversità, valori alla base della convivenza civile”.
“Il bullismo è un fenomeno sociale da attenzionare e combattere perché la maggior parte delle volte si sviluppa proprio negli ambienti educativi. Il bullismo si manifesta in età sempre più precoce e la fascia a rischio è tra i 6 e i 13 anni. Alcuni atti di bullismo vengono erroneamente considerati da insegnanti e genitori come normali conflitti tra coetanei ma in realtà il bullismo è caratterizzato da un’asimmetria di forze tra persecutore e vittima e da una certa ripetitività nel tempo. Il prepotente è sicuro di sé e la vittima, ansiosa e insicura, sente di valere poco”. Lo evidenzia il Garante dell’Infanzia e dell’adolescenza, Vincenzo Giuliano che ha appena completato un’indagine sociale con la dottoressa Myriam Russo, sociologa e criminologa, e con il dottor Giulio Pica, sociologo del ser.D ASP di Potenza. Tra i vari temi sono presenti anche quello del bullismo e del cyberbullismo che, secondo i dati elaborati, continuano a perseguire la maggior parte dei ragazzi all’interno del contesto scolastico e al di fuori con l’utilizzo dei dispositivi informatici.
“Sono numerosi – dice Giuliano – i maschi che ammettono di aver offeso i compagni di scuola, anche se questi comportamenti riguardano complessivamente meno del 25% del campione. Tra questi ultimi, il problema che preoccupa di più è il bullismo, 40,20% tra i ragazzi e 25,50% tra le ragazze, poi la solitudine ed i problemi relazionali con i coetanei, maggiormente avvertiti dalle femmine, il rapporto con gli insegnanti, anche questo avvertito in maggior numero dalle ragazze e le difficoltà di apprendimento e concentrazione, leggermente più diffuse tra i maschi. I problemi psicologici quali l’ansia, lo stress e l’insicurezza interessano l’8% dei maschi ed il 5,80% delle femmine. I problemi legati alle amicizie ed alla socializzazione sono quelli più avvertiti ma rilevante è anche la percentuale di coloro che considerano il bullismo ed il cyberbullismo un problema importante“.
“Per prevenire il bullismo – aggiunge il Garante – occorre lavorare sulla comunicazione e sull’educazione emotiva. Dobbiamo educare i bambini ad esprimere le loro emozioni così da capire ciò che stanno vivendo. Dobbiamo insegnare loro la comunicazione asservita, dove si esprime la propria opinione senza prevaricazioni e rispettando le opinioni altrui, spesso diverse. Bisogna educare i bambini alla diversità ed alla ricchezza che questa comporta. A scuola bisogna agire su tre livelli: nel primo livello si definisce una politica dell’istituto antibullismo. Tale politica deve basarsi su obiettivi decisi insieme che diano agli alunni e agli adulti la dimostrazione tangibile che si stia facendo qualcosa contro questi comportamenti. Si devono prevedere incontri e dibattiti in cui genitori, insegnanti e personale non docente prendano coscienza del fenomeno. E’ importante supervisionare anche gli spazi scolastici in cui si potrebbero verificare tali eventi. Il secondo livello sul quale intervenire è costituito dal gruppo-classe, al fine di incidere sulle dinamiche interne alla classe stessa. Il terzo ed ultimo livello è quello individuale in cui sono previsti interventi psicopedagogici per cambiare il comportamento dei diretti interessati“.